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Tajani boccia la legge: "È un rischio per l'Europa"

Il presidente del Parlamento Ue avverte: "Non è questo il momento, è un incentivo agli arrivi"

Tajani boccia la legge: "È un rischio per l'Europa"

Milano - «La legge sullo ius soli? Non mi sembra un granché. Soprattutto non mi sembra il momento di affrontare un tema così delicato, in piena campagna elettorale, a colpi di fiducia. Si rischia di strumentalizzare una vicenda molto seria che riguarda molte persone» avverte Antonio Tajani, che con tutta la diplomazia richiesta dal ruolo di presidente del Parlamento Europeo, manda però un messaggio chiaro al governo italiano, deciso ad andare avanti sulla cittadinanza facile agli stranieri in Italia.

«Bisogna stare attenti a propagandarlo perché altrimenti diventa un incentivo a far arrivare ancora più gente in Europa - continua l'azzurro -. Non basta affermare un principio, il problema va affrontato in maniera seria, con una valutazione di impatto a livello europeo, come per il diritto di asilo, perché se uno straniero diventa cittadino italiano poi diventa anche cittadino europeo. E attenzione, non si può dare la cittadinanza in modo automatico, servono dei criteri precisi, per vedere, ad esempio se una persona vive in un ambiente radicalizzato, islamizzato. Insomma bisogna procedere con più serietà e più prudenza». Tajani - intervenuto all'assemblea di Federchimica insieme al neopresidente Paolo Lamberti e al numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia - sta provando a convincere Bruxelles che l'immigrazione deve diventare la priorità politica della Ue, e la prima voce su cui investire risorse del bilancio europeo. Non a caso, il presidente dell'Europarlamento ha lanciato, proprio alla vigilia del prossimo Consiglio europeo del 22 giugno, un «Immigration Day», a cui parteciperanno dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker al primo ministro libico Sarraj (la Libia è un paese chiave per i flussi migratori verso le coste italiane), oltre a ministri europei, commissari Ue, rappresentanti di Onu e Bei (Banca europea per gli investimenti).

«Il messaggio che arriverà ai capi di Stato e di governo europei è che l'immigrazione è un problema che va risolto, non più rinviato, e che non riguarda solo l'Italia. Il Parlamento Europeo ha votato per l'apertura della procedura di infrazione verso quei paesi che non rispettano gli accordi sul ricollocamento dei migranti (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, ndr). Solo i paesi dell'Est pensano che alzando un muro si fermi l'immigrazione, ma non è così. Bisogna stabilizzare la Libia, rafforzare i controlli alle frontiere, e poi avere un politica in Africa, investire lì, sennò arriveranno non migliaia ma milioni di persone, a quel punto non li fermi più» spiega Tajani, che vede un segnale nelle ultime elezioni in Europa: «Dal voto in Francia emerge la sconfitta dei populismi e una richiesta di cambiamento. I francesi come gli austriaci, gli spagnoli gli olandesi e i tedeschi chiedono all'Europa di proteggerli di fronte al terrorismo, alla immigrazione clandestina e alla disoccupazione giovanile.

È la conferma che l'Europa è la soluzione dei problemi ma che deve cambiare e faremo di tutto per cambiarla perché possa essere più vicina ai cittadini».

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