Economia

Bloccate le cause contro Zonin & C.

Con la "coatta" i soci di Vicenza e Veneto partecipano al passivo. Rischio revocatorie

Bloccate le cause contro Zonin & C.

Le cause civili contro Popolare Vicenza e Veneto Banca, relative alle posizioni azionarie, stanno iniziando ad essere interrotte nei diversi tribunali in cui erano state aperte. Da oggi gli ex azionisti concorreranno alla pari al passivo, dopo i commissari e i creditori privilegiati. E potrebbe persino essere chiesta l'azione revocatoria nei confronti di quanti, la scorsa primavera, hanno aderito al mini-rimborso promesso dai due istituti per chiudere, con una transazione, ogni eventuale controversia. A Vicenza erano stati 66,7mila soci ad aderire ottenendo 192,8 milioni, mentre a Montebelluna poco più di 54mila per un totale di 248,5 milioni.

A dare il via alle danze è stato a Verona il giudice civile Massimo Vaccari. Altri seguiranno. II blocco delle cause tocca, ad esempio, i 2.200 risparmiatori che la Procura di Treviso ha ereditato dall'inchiesta di Roma di Veneto Banca. E a Vicenza riguarda una settantina di cause civili. Senza contare i 12mila reclami depositati a fine 2016 a Vicenza e i 6.800 a Montebelluna, non tutti risolti con la transazione o in Consob.

Quella dei negati rimborsi agli ex piccoli azionisti di Popolare Vicenza e Veneto Banca, a fronte di differenti soluzioni adottate nei confronti di risparmiatori coinvolti in dissesti bancari a diverso titolo ma con le stesse logiche, potrebbe essere la prossima bomba pronta ad esplodere. Ancora peggio per quegli azionisti diventati tali, a ridosso del baratro, perché si sono visti convertire forzosamente dalla banca i propri titoli obbligazionari in azioni. «Non si capisce la distinzione di trattamento tra bond convertibili e junior prevista, per i piccoli risparmiatori dal decreto 99», sostiene l'avvocato Andrea Missaglia, consulente legale per Altroconsumo per cui ha assistito un centinaio di ex azionisti delle due venete. «Oltre all'insinuazione al passivo, una via percorribile potrebbe essere quella della costituzione di parte civile nei procedimenti penali che dovessero aprirsi nei confronti dei banchieri coinvolti. Non però in caso di bancarotta fraudolenta, per cui legittimato a costituirsi parte civile è solo il fallimento», conclude Missaglia. «Potrebbero essere sollevate delle eccezioni di incostituzionalità rispetto agli articoli 3, 42 e 47 della Carta sullo spezzettamento delle pozioni di dare e avere dei clienti-soci. Non solo. Potrebbero essere chiamati a rispondere altri soggetti oltre le banche», sostiene Dario Trevisan, di Trevisan&Associati, studio specializzato in tematiche societarie che rappresenta degli ex soci.

Qualche punto interrogativo potrebbe, poi, sorgere sugli eventuali contenziosi in corso sugli attivi ceduti a Intesa Sanpaolo (ad esempio su fidi o scoperti di conto).

Ca' de Sass si è riservata la due diligence sugli attivi e potrebbe decidere di non assumersi obblighi in caso di contenziosi.

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