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Accoglierli e sperare scappino. Ecco la nostra unica salvezza

Il 26 luglio la Corte Ue potrebbe concedere al profugo "entrato legalmente" di scegliere il Paese in cui vivere

Accoglierli e sperare scappino. Ecco la nostra unica salvezza

Illudersi è gratis. E, dunque, in mancanza d’idee migliori o decisioni più favorevoli, il nostro governo affida la soluzione della questione migranti alla benevolenza della Corte Europea del Lussemburgo. Il busillis, degno di un azzeccagarbugli, su cui scommettono ora Paolo Gentiloni e i suoi ministri sono due controverse cause che contrappongono la Croazia alla Slovenia e all’Austria. Al centro della disputa, su cui la Corte sentenzierà il 26 di questo mese, c’è - scriveva ieri Repubblica - «la possibilità che venga riconosciuta all’immigrato la possibilità di chiedere asilo non già esclusivamente al paese del suo primo approdo bensì al paese nel quale l’immigrato desidera andare a vivere». Il cavillo capace di rendere effettiva l’aurea eccezione e scavalcare così quel Trattato di Dublino che impone agli stati dell’Unione, e all’Italia in primis, di accollarsi tutti i richiedenti asilo entrati in Europa attraverso i loro territori si cela all’articolo 13 del Trattato.

Quell’articolo, fin qui ignorato, garantisce al migrante entrato «non illegalmente » in uno stato dell’Unione la possibilità di scegliere la sua destinazione finale. Su questo verte, infatti, il ricorso presentato da Zagabria in merito alla vicenda di un siriano e di due afghani che Slovenia ed Austria volevano rispedire in Croazia, ovvero nel primo lembo d’Europa in cui avevano messo piede. Un lembo raggiunto, sostiene però Zagabria, non in maniera illegittima, ma sfruttando i canali umanitari apertisi lungo la rotta balcanica nell’autunno 2015. Se la tesi croata, a cui l’Italia sta fornendo sostegno legale dopo essersi inserita nella disputa, verrà considerata legittima Roma potrà utilizzare la sentenza a proprio favore. In punta di diritto infatti anche i 590mila rifugiati sbarcati nella penisola non illegalmente, ma grazie a Mare Nostrum, Triton e alle altre missioni di soccorso potranno scegliere una destinazione finale diversa dall’Italia. Peccato che tra il dire e il fare ci sia di mezzo non solo il mare, ma anche una buona parte d’Europa. Illudersi che una sentenza, seppur giuridicamente inoppugnabile , venga accolta dai 27 fanti di picche con cui ci accompagniamo a Bruxelles è una pia illusione. Se legge e diritto valessero più dell’egoismo dei nostri partner europei i 39.600 richiedenti asilo da distribuire nell’Unione, in base alle quote assegnateci dalla Commissione 2015, dovrebbero essere un lontano ricordo. A tutt’oggi, invece, siamo riusciti a spartirne meno di 7mila. E lo stesso vale per la solidarietà promessaci a ogni piè sospinto da Emmanuel Macron o da Angela Merkel, un Presidente e una Cancelliera ben più attenti agli interessi nazionali che non alla causa europea.

Una causa incensata in una recita dell’assurdo anche nel corso di quel trilaterale sui Balcani svoltosi ieri a Trieste. Un trilaterale dove il francese e la tedesca, dopo aver coperto di convenevoli Gentiloni, hanno ribadito l’impossibilità di accogliere migranti economici. Dunque invece di scommettere sui giudici del Lussemburgo ed elemosinare solidarietà l’Italia farebbe meglio a pensare ad azioni unilaterali. Una molto semplice e giustificabilissima è il ripudio di quella missione Triton con cui Matteo Renzi e Angelino Alfano s’impegnarono ad accogliere tutti i migranti ripescati nel Mediterraneo. A quel punto il re sarebbe nudo. Francesi, spagnoli e tedeschi dovrebbero scegliere se continuare a partecipare alle missioni di salvataggio, accollandosi però i naufraghi salvati, o invece esibire il proprio cinismo e lasciarli morire in mare.

Sempre ieri l’ennesima farsa messa in scena a Trieste veniva suggellata in quel di Tripoli dalla notizia di un documento segreto con cui il premier libico Fayez Al Serraj avrebbe dato ordine di colpire i trafficanti di uomini e i contrabbandieri di carburante e armi che imperversano sulle sue coste.

Un documento destinato a scolorire nei cassetti da cui ha fatto capolino visto che le milizie responsabili di traffici e contrabbando non tarderebbero un attimo a dare il benservito al debole e irrilevante Serraj.

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