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Charlie, il medico Usa: "Con la nostra terapia possibilità di miglioramento"

Il medico americano sentito dall'Alta Corte: "Dal 10 al 50% di possibilità che Charlie migliori". E il giudice chiama a Londra gli specialisti stranieri

Charlie, il medico Usa: "Con la nostra terapia possibilità di miglioramento"

“Continueremo a lavorare giorno e notte per salvare il nostro caro piccolo Charlie”. È con la voce rotta che il portavoce di Connie Yates e Chris Gard, Alasdair Seton-Marsden, ha letto ieri, davanti ai giornalisti, l’appello finale dei genitori di Charlie al giudice dell’Alta Corte di Londra, Nicholas Francis. Ora per il piccolo si apre un nuovo, sottile, spiraglio. Dopo aver sentito il neurologo americano che ha messo a punto una terapia per il piccolo, il cui nome non è stato rivelato per ragioni legali, il giudice ha, infatti, aggiornato l’udienza alla giornata di oggi con lo scopo di fissare la data di una riunione di specialisti stranieri a Londra per valutare l’opportunità di sottoporre Charlie ad un trattamento sperimentale.

L’ultimo appello dei genitori

Una decisione, questa, accolta positivamente dai genitori, come spiega la mamma di Charlie a Repubblica. I coniugi Gard erano arrivati ieri in tribunale con in tasca una scimmietta, il peluche preferito di Charlie, diventata il simbolo della battaglia per tenere in vita il piccolo, affetto dalla sindrome di deplezione del dna mitocondriale. “Speriamo che il giudice e la corte vorranno finalmente decidere in nostro favore e autorizzarci a provare un trattamento altrove”, hanno detto i genitori del bimbo, “lo amiamo più della vita stessa, finché lui continuerà a combattere, anche noi continueremo a combattere”. Il presidente della sezione minori dell’Alta Corte di giustizia di Londra, però, ha chiesto ai genitori di presentare prove concrete sull’efficacia del trattamento sperimentale al quale i Gard vorrebbero sottoporre il piccolo negli Usa. Secondo quanto riporta il Daily Mail, i sette esperti che seguono la famiglia Gard dovranno dimostrare innanzitutto che il trattamento è in grado di raggiungere il cervello di Charlie. In secondo luogo starà agli specialisti convincere il giudice che la terapia sia utile anche in presenza di danni irreversibili al cervello. Danni irreversibili che sarebbero presenti per i medici del Great Hormond Street Hospital, l’ospedale pediatrico dove il bimbo è ricoverato da mesi, ma non per i genitori.

I genitori escono dall’aula

Sulle misure del cranio di Charlie, infatti, è emerso un profondo disaccordo tra i medici e la famiglia. Contrariamente a quanto sostenuto dal personale medico i genitori di Charlie, che ieri mattina hanno misurato il cranio del piccolo, sono convinti che il cervello sia cresciuto di 2 cm, segno che il corpicino continua a svilupparsi. “È assurdo che la materia scientifica di questo caso debba essere pregiudicata dall'incapacità a misurare il cranio del bambino", ha commentato irritato Nicholas Francis, il quale ha disposto che entro 24 ore venga eseguita una nuova misurazione da parte di un tecnico indipendente. Non sono mancati, poi, i momenti di tensione. I genitori di Charlie hanno abbandonato l’aula, infatti, dopo che il giudice ha ricordato al padre del bimbo di aver affermato, durante un'udienza di tre mesi fa, di non voler mantenere in vita il figlio nelle sue condizioni attuali. “E questo sarebbe un giudice indipendente?”, ha urlato Chris Gard al presidente della sezione minori dell’Alta Corte, prima di uscire dall’aula. "Non sta soffrendo e non prova dolore", ha detto la mamma di Charlie ai cronisti uscendo dal tribunale in lacrime poco prima che l'udienza venisse temporaneamente sospesa. Il giudice si è poi scusato con i genitori del piccolo al loro rientro in aula, rassicurandoli sul fatto che non sarebbero stati più citati in modo impreciso.

Il medico Usa: "10% di possibilità che Charlie migliori"

Non ci sarebbero danni strutturali al cervello di Charlie nemmeno per il medico statunitense che si è reso disponibile a trattare il piccolo con una cura sperimentale. Il medico, in collegamento da New York, ha sostenuto, infatti, durante l'udienza, che l'elettroencefalogramma del bimbo "mostra una disorganizzazione dell'attività cerebrale, ma non un danno strutturale maggiore". Tuttavia, secondo lo specialista, l'unico modo per capire se la disfunzione cerebrale sia permanente o meno è "tentare la terapia". Le possibilità che il trattamento funzioni su Charlie vanno dal 10 al 50%. Per questo, secondo il medico, “vale la pena” provare, anche se il piccolo è affetto dalla forma Rrm2b della malattia e non dal tipo Tk2, di cui soffrono i cinque bambini che grazie alla cura sperimentale hanno diminuito i tempi giornalieri di utilizzo del respiratore, riuscendo a staccarsene completamente in un caso. Ora il medico sarebbe pronto a volare a Londra per visitare Charlie di persona. A sondare la sua disponibilità in questo senso, infatti, è stato lo stesso giudice Francis, durante l'udienza. Udienza che riprenderà oggi alle 14, quando il giudice e le parti si riuniranno di nuovo per valutare i tempi per la convocazione di un'eventuale riunione multidisciplinare con gli specialisti provenienti da oltreoceano per capire se ci sono le basi per sottoporre il bimbo al trattamento sperimentale messo a punto negli Stati Uniti.

È improbabile, quindi, che nell'udienza di oggi il giudice possa emettere la nuova sentenza.

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