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La "spia sovietica" smentisce. "Mai fatto lo 007 per Mosca"

Rinat Akhmetshin ammette però di esser stato presente all'incontro con Trump jr: potrebbe essere interrogato

La "spia sovietica" smentisce. "Mai fatto lo 007 per Mosca"

New York - Ancora un colpo di teatro sul Russiagate, con l'entrata in scena del lobbista russo-americano Rinat Akhmetshin. Il mosaico si complica anche se il presidente Donald Trump ribatte colpo su colpo: «La Borsa ha toccato un altro picco ieri, nonostante la bufala della storia russa. Inoltre, le cifre sull'occupazione iniziano ad avere un ottimo aspetto», scrive su Twitter. Intanto, però, potenzia la sua squadra legale arruolando Ty Cobb, principe del foro di Washington, che avrà il compito di gestire le risposte ai media in tema di Russiagate, oltre a lavorare a stretto contatto con il capo del team legale del tycoon, Marc Kasowitz.

Il tutto mentre diventa sempre più affollato il parterre dei presenti all'incontro del giugno 2016 tra Donald Jr (insieme al genero del presidente Jared Kushner e all'allora capo della campagna Paul Manafort) e l'avvocatessa russa che doveva fornirgli materiale compromettente su Hillary Clinton. La Cnn, citando fonti informate, ha spiegato che i partecipanti sono stati almeno otto, tra cui un traduttore, l'intermediario Rod Goldstone e Akhmetshin, che potrebbe diventare una figura chiave nel dossier. La rivelazione fa traballare i tentativi di difesa da parte di Trump, il quale sino ad ora ha minimizzato l'importanza dell'episodio spiegando che si è trattato soltanto di ricerca sull'opposizione, uno «standard in politica». E lodando la trasparenza di Don Jr nel diffondere le email che hanno preceduto il colloquio. Il figlio dell'inquilino della Casa Bianca, però, ha omesso di riferire la presenza del lobbista, il cui profilo presenta diversi punti oscuri.

Secondo Nbc, Akhmetshin ha servito nelle forze armate dell'Urss e sarebbe un ex agente del controspionaggio sovietico, sospettato da alcune fonti di avere tuttora legami con i servizi segreti di Mosca. Nel 1994 è arrivato negli Stati Uniti, e nel 2009 è stato naturalizzato americano. Avendo la doppia cittadinanza può essere chiamato a deporre, e infatti il deputato della California Adam Shiff, il più alto in grado tra i democratici della Commissione intelligence della Camera, vorrebbe che testimoniasse davanti allo stesso organo fornendo tutte le informazioni e i documenti a sua disposizione.

Da parte sua, Akhmetshin ha confermato di aver partecipato all'incontro alla Trump Tower e anche di aver servito nell'esercito sovietico in un'unità che faceva parte del controspionaggio, precisando però di non essere mai stato addestrato formalmente come una spia. «Ho fatto il servizio militare per due anni, come decine di milioni di giovani russi - ha dichiarato -. Ma non ho mai lavorato per il governo né per l'intelligence di Mosca». E pure il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha detto che il Cremlino non sa nulla di lui. Riguardo il colloquio, invece, il lobbista di Washington ha detto che l'avvocatessa Natalia Veselnitskaya ha portato con sé dei documenti che riteneva documentassero il flusso di fondi illeciti al partito democratico. Pare però che le prove non fossero sufficienti, e quindi Donald Jr lasciò perdere.

Nel frattempo, nel mirino finisce ancora una volta anche Jared Kushner, consigliere e genero del Commander in Chief. La leader della minoranza democratica alla Camera, Nancy Pelosi, ha chiesto che al marito di Ivanka venga revocato il nulla osta sulla sicurezza alla luce del suo coinvolgimento nell'incontro «incriminato» (a cui era presente, pur se per breve tempo). «È assolutamente ridicolo che debba avere quel tipo di nulla osta - ha attaccato Pelosi -.

Il presidente può revocarlo in un attimo e dovrebbe farlo».

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