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Rossa con le gomme a terra per stare al passo con Lewis

Il ritmo delle Mercedes a Silverstone alimenta i sospetti Vettel e Raikkonen frenati dalle forature nel finale

Rossa con le gomme a terra per stare al passo con Lewis

Non bisogna dare i numeri anche se sono proprio i numeri a parlare chiaro. Lewis Hamilton, dopo lo strasuccesso di ieri, è a cinque centri in casa come Jim Clark, ma soprattutto a meno un punto da Seb Vettel. E, ciliegina, la sua Mercedes è a più cinquantacinque sulla Ferrari nella classifica costruttori. C'è di che preoccuparsi. E lo sguardo torvo di Seb nel dopo gara parla per tutti anche se, in fondo, dice poco. «Avevo i freni a fuoco al via e per questo sono scattato male, non so perché la mia gomma sia scoppiata alla fine, non c'erano detriti, giudicate voi la manovra di Verstappen durante il nostro duello». In queste poche parole sta infatti il sunto della giornata del tedesco, così come nella secca schiettezza di Raikkonen via radio si nasconde l'inquietudine ferrarista: «Ma quanta sfortuna» è il senso del Kimi pensiero, anche lui tradito da una foratura quando era comodo secondo.

Silverstone restituisce una Ferrari dannatamente preoccupata e impoverita in classifica. Perché le sfighe non aiutano il morale e perché la bella e fortunata gara del duo Mercedes è benzina sul fuoco del morale rampante. Bottas, partito nono per via del cambio sostituito, ha chiuso secondo per merito delle proprie doti, della monoposto über alles, ma anche dell'anteriore sinistra di Raikkonen a brandelli a due giri dalla fine e terzo sul podio solo perché un attimo dopo è successa ugual cosa sulla macchina di Vettel. Cosa che ha trasformato il quarto posto del ferrarista leader in campionato in una triste settima piazza, disintegrando per di più il vantaggio in classifica.

Ma ovviamente non è la sfiga a preoccupare la Ferrari e i suoi capi e neppure la classifica, «anche se i motivi appaiono evidenti, lamentarsi per avere perso un secondo e un quarto posto non è da Ferrari, rimpartiamo da qui per migliorare rapidamente, con umiltà e determinazione» dice infatti il team principal Arrivabene. È altro. È quello che non può dire, è ciò che serpeggia nel cuore di chiunque capisca un poco di motori. È la consapevolezza che in pianura le Mercedes smanettino di pulsanti e consumi orari e facciano cose di cui non ci sono prove se non il buonsenso e gli schizofrenici aumenti di potenza delle monoposto di Stoccarda. Ieri, le tre monoposto che hanno avuto problemi di gomme, cioè le due Rosse e la bibita di Verstappen, erano macchine sulle quali i tecnici, per recuperare potenza rispetto ai germanici, avevano scelto compromessi limite negli assetti. A scapito dei simpatici polimeri cinomilanesi. Regolazioni estreme che ci stanno per le bibite di Adrian Newey motorizzate Renault e quindi da sempre deficitarie in quanto a potenza, ma meno per le Ferrari del cui motore, nell'ultimo anno e mezzo, si è sempre detto un gran bene. A meno che certe regolazioni ardite non siano, in questo momento, l'unico modo per far fronte a certe impennate dei cavalli tedeschi. Da qui i patimenti di Vettel e i tanti sguardi scuri. Perché sfortuna e sfighe girano, ma i sospetti sugli altri le fanno girare.

E, a volte, fanno perdere i mondiali.

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