Economia

Così l'Italia si gioca il posto in Europa

Così l'Italia si gioca il posto in Europa

Nella partita dei cantieri navali dell'Italia con la Francia, l'Italia si gioca la possibilità di ritornare nella serie A dell'Unione Europea, dalla attuale serie B in cui è stata retrocessa dai governi Monti, Letta e Renzi. Il governo Gentiloni ha di fronte a sé una sfida difficile e in qualche modo umiliante, ma anche ambigua da parte di Macron, il giovane neopresidente della Repubblica francese, che nella campagna elettorale si è atteggiato a pragmatico e innovativo fautore dell'economia di mercato e di un'Europa rinnovata, ma per il cantiere francese Stx, di cui Fincantieri aveva acquisito il 65% da una società coreana a cui il governo l'aveva ceduta, ha risposto con la nazionalizzazione temporanea, a difesa di un campione nazionale. Per ora però, dopo l'incontro di Roma, in cui il governo francese ha offerto all'Italia il 50% del cantiere francese e vaghi contentini collaterali, accampando il proprio interesse alla difesa di un campione nazionale, il governo italiano ha risposto no, ma la Francia non ha rotto la trattativa e ha chiesto un rinvio al 27 settembre.

Ora il governo Gentiloni sta studiando la golden share, ossia la quota d'oro, a tutela dell'interesse nazionale italiano per Telecom Italia la cui maggioranza è stata acquisita dal gruppo francese Vivendi. È ovvio che la società che detiene la gran parte della rete telefonica fissa e quindi della banda larga attuale (e potenziale) ha una importanza strategica per la difesa e la sicurezza. Nazionale. È difficile, invece, spiegare perché una maggioranza italiana di un cantiere che produce soprattutto navi passeggeri e che era posseduto al 65% dai coreani, pregiudichi l'interesse nazionale della Francia. Il neopresidente Macron sostiene che Fincantieri ha un accordo di produzione di navi con la Cina e che questo può pregiudicare l'occupazione a Saint-Nazaire e per questo propone che il gruppo italiano detenga solo il 50% di Stx mentre l'altro 50 sarebbe di un gruppo francese di cui il governo avrebbe il 34% che dà il controllo pieno, mentre un 2% sarebbe del sindacato dei lavoratori! Una soluzione assurda, in quanto Fincantieri per gestire la ristrutturazione di Stx dovrebbe accordarsi con il sindacato, che diventerebbe l'arbitro della situazione: un modello di dirigismo di cogestione di sapore jugoslavo. Ovviamente il governo Gentiloni e Fincantieri dicono no. Ma i francesi, che in realtà si barcamenano, hanno proposto di rinviare tutto a settembre e di allargare l'accordo alla costruzione di navi militari, ai fini di una politica di armamento comune, nel quadro della politica europea di difesa. Si tratta di una proposta interessante, ma contiene due insidie: la prima è che se ciò viene fatto con la società Stx che produce navi passeggeri, consente a Parigi di accampare l'interesse nazionale in modo plausibile, senza ricorrere alla partecipazione del sindacato. E ciò sarebbe per noi una beffa, in quanto Fincantieri non potrebbe avere il 51% di una società di cui i coreani avevano il 65% sulla base del rischio che le navi siano costruite all'estero. Per altro Fincantieri è disposta a fornire garanzie nel quadro dell'accordo di lavoro aziendale, che i rappresentanti sindacali dell'azienda negoziano e fanno votare, secondo il modello già sperimentato con successo dal gruppo Fca.

Il secondo rischio e tranello ha a che fare con le navi militari, per le quali ciascuna delle parti, non solo la Francia, ma anche l'Italia deve avere garanzie di non vassallaggio rispetto all'altra, dato che sono in gioco importanti sviluppi tecnologici e partite geopolitiche ad ampio raggio. C'è poi la questione petrolifera che coinvolge la Libia e altre aree geografiche mediterranee, in cui si può collaborare. C'è soprattutto la questione della politica bancaria e monetaria con riguardo alla Bce, alle regole e alle autorità di controllo delle banche, c'è la questione di una gestione dell'Unione europea che non sia dominata dalla Germania, che dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione - ha visto rafforzata la sua posizione di maggioranza relativa. Macron, erede liberaleggiante di De Gaulle, ha da sistemare due contraddizioni: quella fra gollismo ed economia di mercato libero concorrenziale, secondo lo statuto poco rispettato dell'Ue nella sua carta attuale; e quella fra l'asse con Berlino e l'enorme disparità di voti che la Francia ha se va da sola nell'alleanza con la Germania rispetto a quanti ne avrebbe invece se lo facesse con altri Stati al suo fianco.

Diamo tempo al tempo, questo campionato è appena iniziato.

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