Economia

Consob serra la morsa su Telecom-Vivendi

L'Authority vuole vedere chiaro sul controllo E il governo avvia l'iter per il «golden power»

Consob serra la morsa su Telecom-Vivendi

Dopo lo schiaffo ricevuto dal governo Macron sull'affaire Fincantieri-Stx, l'Italia prosegue l'accerchiamento intorno alla regia francese di Tim targata Vivendi, cioè l'altra grande partita aperta con i transalpini che hanno anche tentato la scalata a Mediaset.

Non solo infatti ieri il governo Gentiloni ha avviato l'iter per valutare il golden power sull'asset strategico della rete di Tim - una decisione sarà presa entro la fine del mese - ma ha affilato le armi anche Consob. Quest'ultima vuole appurare se Vivendi controlli Tim ai sensi del Testo unico della finanza e quindi se debba consolidarla. Pressata dall'Authority di Giuseppe Vegas a fare chiarezza, Tim ha precisato di aver preso atto «dell'inizio dell'attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi», quando Arnaud de Puyfontaine (ad del gruppo francese e presidente di Tim, dove ha anche l'interim di capo azienda) ha messo sul tavolo del cda «due specifiche» proposte: la prima è la salita al vertice come direttore operativo di Amos Genish; la seconda è il prospettato progetto di joint venture tra Tim e Canal Plus nel settore media. Lo stesso ex ad Flavio Cattaneo ha lasciato l'incarico anche a causa di posizioni «non convergenti» sul riassetto di vertice.

A Consob, che ha già avviato una ispezione, però la spiegazione fornita da Tim non basta e quindi tiene alto il pressing. Non ci sarebbe infatti quella «totale trasparenza» sugli assetti di controllo, di comando e sulla loro tempistica già chiesti pubblicamente da Vegas. Non si può quindi escludere che l'Authority convochi i vertici del gruppo, che intanto precisa come il cda del 27 luglio non ha trattato la questione del controllo o meno di Vivendi ai sensi del codice civile. Vivendi rischia una sanzione per non aver notificato il cambio di controllo di Tim all'esecutivo.

Quello in corso è quindi un scontro in punta di diritto tra la nozione di «controllo» e quella di «direzione e coordinamento». Dietro ai termini legali si staglia però una doppia e delicata battaglia politica. Quella più immediata è il controllo della rete Tim e soprattutto di Sparkle, la scatola che custodisce cavi in fibra su cui transitano dati sensibili per la sicurezza nazionale. Quella indiretta è invece ottenere una reciprocità e un equilibrio nei rapporti con la Francia e il suo sistema finanziario, che oltre a Tim, ha già all'attivo il possesso di numerose big italiane (come per esempio Edison, Parmalat, oltre a Cariparma, Bnl, i fondi di Pioneer e di un ingente pacchetto azionario in Mediobanca) per non parlare del settore del lusso, emblema del made in Italy.

La stesso gruppo del finanziere bretone Vincent Bollorè è peraltro oggetto di una causa miliardaria da parte del gruppo Fininvest-Mediaset, appunto per il voltafaccia sull'acquisto della pay tv Premium e il tentativo di scalata allo stesso gruppo del Biscione.

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