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Quando Napolitano bombardava il governo

L'ex capo dello Stato avrebbe appoggiato il "tradimento" di Fini verso l'allora premier

Quando Napolitano bombardava il governo

Roma - In questi giorni in cui discute della responsabilità dell'intervento militare in Libia nel 2011, con Napolitano che chiama in causa il governo Berlusconi, basta andare un po' indietro negli anni, fino al 2010, per capire che l'ex presidente della Repubblica già allora aveva cominciato a bombardare Silvio Berlusconi, complottando contro di lui con l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini. Almeno così racconta in un libro il deputato azzurro Amedeo Laboccetta, riportando i retroscena della rottura tra l'ex leader di An e Berlusconi, dietro alla quale ci sarebbe stato appunto Napolitano. Un vero e proprio «golpe» con la regia dell'ex inquilino del Quirinale, secondo Laboccetta, che ne parla basandosi su conoscenze dirette e altre testimonianze. Mai smentito né querelato.

Era il tempo dello scandalo della casa di Montecarlo e del famoso «che fai, mi cacci?» rivolto da Fini all'ex premier nel corso della direzione nazionale del Pdl all'Auditorium della Conciliazione. All'epoca il politico napoletano era con il Pdl ed era amico, nonché stretto collaboratore della terza carica dello Stato, che in più occasioni lo avrebbe rassicurato sul tradimento perpetrato ai danni di Berlusconi, che portò l'ex premier fuori dal governo: «Amedeo, ma tu credi davvero che io porterei avanti un'operazione del genere se non avessi un accordo forte con Napolitano?».

L'autore dedica ben 80 pagine del suo libro («Almirante, Berlusconi, Fini, Tremonti, Napolitano. La vita è un incontro», edizioni Controcorrente) al dietro le quinte della rottura tra Fini e il Cavaliere, documentando episodi come quello della telefonata al Colle partita dall'appartamento di Fini a Montecitorio subito dopo la sfida lanciata da Fini a Berlusconi da sotto il palco della direzione del Pdl. Quando Laboccetta decise di affrontarlo per farlo ragionare, Fini rispose che l'ex premier andava «politicamente eliminato» e che «Napolitano era della partita». «Ma lo vuoi capire - disse - che il presidente della Repubblica condivide, sostiene e avalla tutta l'operazione?». Per convincere l'amico - che insisteva per fargli cambiare idea, ricordandogli quanto piuttosto dovesse essere riconoscente al Cavaliere - Fini prese il telefonò, lo mise in viva voce e chiamò il Quirinale per aggiornarlo degli ultimi sviluppi. Il testo di quella conversazione è nel libro: «Caro presidente, come avrai visto abbiamo vissuto una giornata campale», riferendosi allo show dell'Auditorium. «Più che campale - rispose Napolitano - direi una giornata storica». Ancora Fini: «Ovviamente, caro Giorgio, continuo ad andare avanti senza tentennamenti». «Certamente - la risposta dell'ex capo dello Stato - fai bene, ma fallo sempre con la tua ben nota scaltrezza». Laboccetta scrive di quanto quella telefonata lo avesse sconvolto: «Avevo assistito in diretta all'organizzazione di un golpe bianco orchestrato dalla prima e dalla terza carica dello Stato». Il deputato azzurro, protagonista in prima persona del grande strappo, ritiene che il progetto di Fini fosse cominciato prima: «Lo stava coltivando forse dal post-elezioni del 2008. Della sua ambizione e della sua personalissima sfida contro il Cavaliere ha approfittato Napolitano che ha saputo blandirlo e utilizzarlo per liberarsi dell'ingombrante presenza di Berlusconi».

La cronaca degli ultimi giorni ha fatto tornare di attualità il testo del libro e offerto lo spunto a Laboccetta per commentare: «Napolitano la smetta di raccontare menzogne e spieghi il suo ruolo nel colpo di Stato contro Berlusconi».

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