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Fico trama contro Di Maio: Appendino candidata premier

Il sindaco sarebbe il volto giusto per fermare il big grillino Lo statuto M5s le impedisce la corsa, ma c’è la scappatoia

Fico trama contro Di Maio: Appendino candidata premier

Chiara Appendino è l’arma nelle mani di Roberto Fico per silurare la corsa di Luigi di Maio verso la leadership del M5s. Mentre il vicepresidente della Camera in un’intervista a Vanity Fair parla già da premier - «Il mio modello è Sandro Pertini», e immagina la nuova vita a Palazzo Chigi - «Da presidente del Consiglio non rinuncerei alla mia colazione con due uova e centrifugato», il presidente della commissione di Vigilanza Rai lavora per individuare un’alternativa alla candidatura del politico napoletano. Operazione non semplice: Di Maio si sente il candidato in pectore dei grillini per guidare il prossimo governo. Il bambino prodigio dell’universo a cinquestelle gode sia di un consenso ampio tra gli attivisti che della benedizione di Beppe Grillo.

Ma Fico, leader dell’area dura e pura del Movimento, ci vuole provare comunque a insidiare la corsa di Maio in vista della tre giorni (22-23-24 settembre) a Rimini quando il comico genovese ufficializzerà il nome del candidato premier. Il presidente della commissione Rai ha avuto un colloquio con il sindaco di Torino Chiara Appendino per sondare il terreno in vista di una possibile sfida contro di Maio. Appendino è il candidato ideale: il sindaco torinese può unire sia l’ala movimentista capeggiata da Fico che garantirebbe un bel po’ di voti nel Mezzogiorno che quella più istituzionale vicina alla finanza del Nord. C’è da superare un solo ostacolo: il regolamento del M5s. Il codice grillino impone a ogni eletto (sindaci, parlamentari e consiglieri) di concludere il mandato. Solo dopo, gli eletti possono ricandidarsi per un’altra carica. Appendino dovrebbe attendere il 2021, quando completerà il mandato a Torino, per tentare la cosa verso il governo. Una regola confermata da Grillo in un post, pubblicato in rete a maggio di quest’anno, per blindare la candidatura di Maio: «Le votazioni per il candidato premier e per i candidati in Parlamento escluderanno, come da regolamento, tutti i portavoce M5s che stanno svolgendo un altro mandato. Chi ha iniziato a fare il sindaco nel 2016 continuerà a farlo fino al 2021». Il varco nel regolamento l’ha aperto, involontariamente, Di Maio che nei giorni scorsi, per ottenere il sostegno dei dissidenti romani, ha avallato la candidatura alle prossime elezioni regionali nel Lazio di Roberta Lombardi, ex capogruppo alla Camera del M5s.

Un’ipotesi non percorribile, statuto alla mano: la Lombardi chiuderà l’esperienza in Parlamento nel 2018 mentre le consultazioni online per scegliere il candidato governatore alle regionali nel Lazio si terranno ad inizio anno. Se c’è deroga per la Lombardi, ci dovrà essere anche per Appendino. È il ragionamento che ha spinto Fico ad accelerare il lavoro, tra riunioni e incontri con i parlamentari e attivisti, per accompagnare la discesa in campo del primo cittadino. Il sindaco non ha ancora sciolto la riserva ma il pressing del presidente della commissione Rai non si è fermato. E nemmeno quello di Di Maio che, inaspettatamente, due giorni fa si è catapultato in Piemonte, accompagnato dal candidato grillino in Sicilia Giancarlo Cancelleri, per incontrare Appendino. Un colloquio non programmato per testare le intenzioni del sindaco. Di Maio teme l’effetto sorpresa per tante ragioni: Appendino è donna, ha una maggiore esperienza di governo (sindaco e consigliere comunale) e può contare sull’appoggio dell’ala di Fico.

Una sorpresa, amara, per il volto pulito del M5s.

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