Economia

Save, in Piazza Affari si scommette sul rilancio

Occhi puntati su Atlantia a cui fa capo il 21% I Benetton in attesa del via libera su Abertis

Cinzia Meoni

Si prepara la battaglia su Save? Mai dire mai. Certo è che i dettagli sull'Opa hanno deluso le aspettative di chi sperava un ritocco all'insù della preannunciata offerta per ingolosire i soci del gruppo a cui fa capo la gestione degli scali del ricco Nord Est. L'offerta è stata lanciata da Enrico Marchi, presidente della società e dai due fondi (Deutsche Bank Am e Infravia) che lo affiancano i nella ristrutturazione seguita all'uscita dell'ex partner Andrea De Vido. L'offerta, lanciata dal veicolo Agora (al 60% del capitale), è un'Opa obbligatoria determinata dal cambio di controllo ed è volta al delisting. Ma per Save imboccare la via d'uscita da Piazza Affari potrebbe essere più costoso di quanto finora messo in conto dai potenziali acquirenti, ovvero un esborso di 457 milioni pari a 21 euro per titolo, lo stesso prezzo del cambio di controllo. Piazza Affari in effetti continua a credere in un miglioramento dell'offerta: Save infatti ha chiuso la seduta a 21,17 euro (+0,8%).

Il fatto è che i multipli riconosciuti su Save sono tutt'altro che generosi, quanto meno rispetto a quelli vantati dal recente risiko aeroportuale. A 21 euro per azione Save è stata valutata 12,5 volte l'ebitda, molto meno delle 15,6 volte pagate pochi giorni fa da Atlantia, la holding di infrastrutture dei Benetton, per portarsi a casa il 29,38% di Aeroporti di Bologna o delle 22 volte riconosciute sempre dalla famiglia di Ponzano Veneto per lo scalo di Nizza.

E proprio sulla finanziaria della famiglia veneta sono accesi i riflettori: ad Atlantia infatti fa capo il 21,3% di Save, una quota che, se non consegnata all'Opa, potrebbe generare fastidi nella gestione quotidiana di Save. Sono presenti nel capitale di Save anche Amber (allo 0,5%), Venezia (al 4,7%), Treviso (al 2,2%) e la Fondazione di Venezia (all'1,5%).

I Benetton erano entrati nel capitale di Save un anno fa a 14,75 euro per azione, con la speranza di diventare protagonisti del preannunciato riassetto societario. Tuttavia le avance più o meno esplicite di Atlantia non sono state raccolte da Marchi che non ha mai nascosto di essere alla ricerca di partner finanziari e non industriali. Se Atlantia decidesse di consegnare le azioni all'Opa incasserebbe una plusvalenza di 75 milioni circa ma ne dovrebbe restituire una parte ai venditori, Amber e Fondazione di Venezia, in seguito agli accordi firmati lo scorso autunno. Anche per questo motivo c'è chi non esclude che Altantia possa decidere di mantenere la partecipazione in Save in attesa di poter diventare un azionista più attivo nel lungo termine.

D'altro canto per i Benetton la partita maggiore e tutt'altro che scontata si sta giocando a in Spagna, dove a giorni dovrebbe arrivare il via libera dell'autorità di mercato all'Opa su Abertis.

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