Cronache

Venezia, licenziata la mamma della piccola Aurora, la "bimba più buona d'Italia"

La mamma della piccola Aurora, dopo aver esaurito tutti i giorni di congedo per accudire la figlia malata di leucemia, è stata licenziata 4 giorni prima che la bimba morisse

Screenshot da Youtube
Screenshot da Youtube

La morte di Aurora Maniero, la "bimba più buona d'Italia", aveva commosso tutti: ora per la famiglia al dolore della perdita di una figlia si aggiunge anche l'amarezza del licenziamento di Valentina Donà, la mamma di Aurora.

Ha usufruito di tutti i diritti possibili per stare al fianco della sua bimba malata: legge 104, congedi straordinari, malattia, aspettative. Dopo aver esaurito tutti i giorni a disposizione, non potendo tornare al lavoro, Valentina è stata licenziata. Per aggiungere ulteriore amarezza, il rapporto di lavoro si è forzatamente concluso lo scorso sabato 5 agosto, giorno in cui Valentina e Mirko sono convolati a nozze per esaudire l'ultimo desiderio della figlia morente che voleva veder sposare mamma e papà prima di doverli lasciare.

Aurora è morta solo pochi giorni dopo, mercoledì pomeriggio. Ma la contabilità burocratica non ha aspettato tanto: nonostante l'inevitabile e prevedibile destino della piccola fosse noto, Valentina è stata lasciata a casa. Quattro giorni prima che la sua Aurora le dicesse addio.

La storia di Aurora

Aurora ha lottato per quattro anni contro quel neuroblastoma che alla fine l'ha portata via quando di anni ne aveva solo 8. Nel 2014 era diventata famosa per un grande gesto di generosità e altruismo: per il suo quinto compleanno invece dei giocattoli aveva chiesto come regalo delle donazioni per il reparto in cui era ricoverata. Dopo aver raccolto 700 euro, ha consegnato il suo salvadanaio all'associazione "Team for children" nella speranza di aiutare, almeno un po', gli altri bambini malati come lei.

Il suo gesto le è valso il “Premio della bontà” dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio. "La solidarietà è inscritta dal Creatore nel cuore di ogni essere umano ma nei bimbi riesce spesso a risplendere in maniera del tutto speciale – si legge nella motivazione del premio – Il gesto generoso di Aurora è testimonianza della forza dell’esempio della bontà". Da allora Aurora era stata soprannominata la "bimba più buona d'Italia".

Una bambina speciale che nella sua breve vita aveva conquistato il cuore di molti, compresi i medici e le infermiere che si sono presi cura di lei in questi anni e che hanno provato di tutto per cercare di salvarle la vita. La sua storia ha commosso l'Italia ed è stata d'esempio per molti. Purtroppo, il tipo di leucemia che ha colpito la bimba nel febbraio 2013, il neuroblastoma, è un tumore del sistema nervoso periferico con poche possibilità di guarigione: solo il 30 per cento se il paziente ha più di un anno e mezzo. Nonostante i due trapianti di cellule staminali, le recidive alla fine non le hanno lasciato scampo.

Il licenziamento

Il rapporto della signora Donà con la Pasticceria Forin di Padova, dove lavorava da 7 anni, si è forzatamente concluso sabato, riporta il Corriere della Sera, perché proprio una settimana fa ha superato i 180 giorni di congedo. "Siamo una piccola azienda - ha spiegato al quotidiano il titolare della Pasticceria Mauro Forin — e non potevamo sostenere ancora la sua assenza dal lavoro, dunque il 30 giugno abbiamo firmato un accordo con la signora Donà per rescindere il contratto alla scadenza".

Poco importa se la decorrenza del licenziamento è caduta proprio nel giorno del suo matrimonio e quando ormai le condizioni di Aurora erano drasticamente peggiorate tanto da far prevedere che la fine della sua battaglia fosse ormai vicina. Alla fine la contabilità burocratica ha vinto sulla sensibilità umana e ora Valentina, oltre al lutto per la perdita di una figlia, dovrà affrontare anche la disoccupazione.

Nel frattempo, anche Mirko, operaio a Fossò in provincia di Venezia, dove abita la famiglia, aveva chiesto a sua volta un congedo in fabbrica per potersi dedicare alla piccola Azzurra, la sorellina di Aurora, nata due anni fa.

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