Politica

L'estate al centro di Angelino che gioca sempre al rialzo

In stallo le trattative siciliane: il leader di Ap scommette su un progetto non definito, ma pretende il candidato

L'estate al centro di Angelino che gioca sempre al rialzo

Seppure ormai assuefatti a tutto, la circostanza che l'intero dibattito politico ferragostano sia imperniato sull'alleanza con Angelino Alfano in Sicilia, e quindi su scala nazionale, non manca di sbalordire (tanto) e angosciare (un po').

Giuliano Pisapia - un altro, senza innescare paragoni, che agita moral suasion non potendo muovere truppe - già avvisa Matteo Renzi: se c'è una coalizione con Alfano, la sinistra non può esserci. Speculare il rintocco della Meloni dal fronte opposto: «Fratelli d'Italia non si allea con chi ha tradito gli elettori». In solo poche settimane, non sono più i temi «reali» dello ius soli, delle migrazioni epocali, dell'Europa o dell'economia a essere dibattuti come dirimenti per la scelta del miglior compagno di strada, bensì il sempiterno appeal di Angelino, risorgente come fiume carsico della politica italiana. È lui, solo lui, a scaldare gli animi, a mortificare la protervia di chi, improvvidamente s'era immaginato libero dal giogo, dalla tassa di Alfano. «Angelino è stato ministro di tutto e non riesce ad arrivare al 5 per cento, non possiamo bloccarci per lui», aveva detto Renzi (lo ricordava Folli sulla Repubblica). Come nelle barzellette, come nella rubrica «Le ultime parole famose» della Settimana enigmistica, il segretario del Pd che credeva ormai finito il potere ricattatorio dei partitini inutili, ha dovuto inghiottire nuovamente il rospetto. Gli ha inviato il luogotenente Guerini per l'ennesima trattativa, scoprendo pure che l'anfibio man mano s'ingrandiva e ingolosiva, fino a pretendere promessa di matrimonio nazionale e, da ultimo, il nome del candidato in Sicilia. Sicuro del suo potere, quasi esibendo una linea di discendenza diretta da vecchi gladiatori del genere (che si trattasse di Clemente Mastella o Pierfy Casini).

Eppure questa esibizione di un'impotenza prepotente riesce sempre a stupire noi così come gli interlocutori, con l'effetto finale strabiliante di ritrovarsi entrambi quasi ipnotizzati dagli occhi famelici di Angelino. Noi per riparlarne, loro per cedere alle richieste. Nessuno lo cerca, tutti lo vogliono. Ha del miracoloso, anche perché in alto come in basso il rifiuto di Ap è totale, talvolta pregiudiziale, evoca la politica di cui vorremmo sbarazzarci, motivando l'astensione di milioni di concittadini schifati. È forse per questo, che ancora non ci stanchiamo di consigliare alle forze «sane» che ci sono (pure) dentro Ap di salvaguardarsi dal morbo, di rendersi immuni dal vizio, di scegliere in libertà la propria strada con coraggio, coerenza, scatto d'orgoglio. Ieri l'ex sindaco milanese Albertini, così come Lupi l'altro giorno, ha manifestato il proprio disagio a seguire Alfano in questa partita che si basa sui continui rilanci nei confronti del Pd. Vorremmo loro confermare quel che dovrebbero già sapere: il progetto originario di Ncd, per quanto se ne possa pensare, si basava sul presupposto di un abbandono di Berlusconi dalla politica, sulla diaspora nel centrodestra, sulla chiamata a raccolta di tutti i moderati che militavano nel Pdl. Come si vede, tutte circostanze smentite dai fatti e dalla realtà che ci si presenta davanti. Nella quale Berlusconi non ha affatto rinunciato alla leadership, come avrebbe voluto Alfano, ed è sempre il più forte del suo campo. Come può ancora millantare Angelino un «progetto centrista» che risale a tre anni fa? Quel fiore, sia detto senza ironia, non è sbocciato: sarebbe ora che il capo di Ap lo ammettesse, voltasse pagina, smettesse di usarlo come maschera caricaturale di una classe politica territoriale e clientelare - quella che lo segue in Sicilia - che rappresenta una zavorra per ogni partito sano, per ogni progetto che abbia un senso. La prova? Alfano fondò Ncd sul presupposto di un'alleanza organica e di governo con il maggiore partito del centrosinistra, anche per accompagnarne la sua evoluzione. Un processo che avrebbe visto gli alleati di Ncd via via sempre più «integrati» nell'area, pur rimarcando le differenze su alcuni temi.

Ebbene: quell'integrazione non c'è mai stata, il Pd si vergogna ogni volta si profila una coalizione elettorale cui partecipi anche Alfano. Curiosità personale: ma Angelino non s'è stancato d'esser trattato ovunque da clandestino parassita?

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