Cronache

Il lato conservatore di Bergoglio

Bergoglio ha anche un lato conservatore: dalla posizione sull'ortodossia, all'anticapitalismo, dall'apertura e Lefebvre alla Siria, quello che del Papa argentino non dicono

Il lato conservatore di Bergoglio

Papa Bergoglio è sotto attacco da parte di alcune frange del conservatorismo. Francesco, non è una novità, è spesso criticato per quello che sarebbe un progressismo ingiustificato in materia dottrinale. Un Papa amato dai media, dai laici e dai non cattolici. In pace con l'opinione pubblica estera, ma in combutta con le dinamiche della curia romana più tradizionalista. Questi, in sintesi, gli assunti da cui nascono le bordate di quelli che genericamente potrebbero essere definiti come i nostalgici di Ratinzger. Il Papa Emerito, del resto, è spesso utilizzato in chiave meramente strumentale contro Francesco, per quanto le differenze, almeno in materia comunicativa, siano evidenti. Lo stesso Padre Georg, poi, non ha avuto dubbi a depennare la polemica successiva alla pubblicazione del necrologio al Cardinale Meisner. "Stupidaggini", ha commentato Monsignor Georg Gänswein, "il Papa emerito è stato volutamente strumentalizzato, con quella frase non alludeva a nulla di preciso, parlava della situazione della Chiesa di oggi come del passato con una barca che non naviga in acque tranquille. Lo dice anche Francesco. Capisco che questa immagine possa dar adito ad allusioni o depistaggi, ma dietro a quelle parole non c’è nessun attacco". Non esiste, quindi, una diatriba Ratzinger-Bergoglio.

Ma esiste, invece, un Papa Bergoglio conservatore? Secondo il Professor Franco Cardini sì. Riferendosi alla definizione di "progressista" per il Pontefice argentino, il docente di Storia del medioevo parlò di "errore colossale" e aggiunse che "Bergoglio è un grandissimo conservatore e tradizionalista, un gesuita autentico, addirittura su alcuni temi molto più conservatore di Ratzinger e penso al sociale e alla sua lotta al capitalismo". Dietro l'immagine prodotta artificialmente dalla stampa di sinistra, insomma, si celerebbe un conservatore popolare, un tipico esponente sudamericano di quella visione del mondo. Accreditare il Papa come un anticapitalista, poi, non significa affatto inserirlo nel novero dei "progressisti". Le critiche al materialismo di matrice economica sono sempre state presenti nella dottrina della Chiesa. Si pensi, esemplificativamente, alla forza eversiva del francescanesimo in merito, ai testi di Fra Salimbene o al passaggio sulle "cose" di Sant'Agostino nelle "Confessiones". Passando alla letteratura, invece, come non citare le nozze tra San Francesco e la Povertà nell'undicesimo canto del Paradiso della Divina Commedia? L'anticapitalismo, insomma, non per forza è un valore di sinistra. Anzi, l'assolutismo dell'accumulazione economica è stato messo in discussione in modo trasversale da tutti, storicamente anche dalla Chiesa.

Ed anche nei gesti e nelle scelte, Bergoglio si è spesso dimostrato più conservatore del previsto. Si pensi a quando, durante l'aprile di quest'anno, approvò il documento redatto dalla Congregazione per la dottrina della Fede e firmato dal cardinale Gerhard Mueller che concedeva ai lefebvriani la possibilità di celebrare le nozze. Un passo in avanti che Ratzinger non aveva compiuto. Parlando del rapporto con gli ortodossi, invece, ci si ricorderà di come l'avvicinamento a Mosca venne operato da Ratzinger, grazie all'ottimo rapporto con il Patriarca russo Kirill che, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, dichiarò: “Le nostre Chiese hanno la grande responsabilità di testimoniare al mondo Cristo crocifisso e resuscitato”. Bergoglio, nella sua vecchia diocesi di Buenos Aires, era solito recarsi presso la Cattedrale Ortodossa ed una volta al soglio pontificio, si è reso protagonista di uno storico gesto di comunanza con il Patriarca russo, all'Avana. Un altro passo avanti nel dialogo, forse il più importante, dal punto di vista mediatico, dallo scisma del 1054. "Camminiamo insieme, siamo fratelli", disse il pontefice in quell'occasione ed assieme a Kirill fece un appello per la pace in Siria e in Iraq, oltre alla sottolineatura della difesa della famiglia "fondata sul matrimonio uomo-donna". Già, la Siria, il campo dove Francesco pare non abbia dubitato, al fine di perseguire la pace, a raccontare l'esistenza di interessi multipli: "La grande malattia di oggi è la cardiosclerosi. Pensiamo alla Siria. Lì ci sono tanti a fare la guerra, ma ognuno cerca il proprio interesse, nessuno cerca la libertà di un popolo. Non c'è tenerezza, c'è crudeltà. Quello che oggi accade in Siria è un laboratorio di crudeltà". E in quello che sembrerebbe essere un appello all'autodetreminazione dei siriani, c'è un Papa diverso rispetto a quello raccontato.

Un Papa conservatore o, almeno, con un lato spiccato di conservatorismo popolare.

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