Cronache

Medici senza frontiere lascia: "Stop ai soccorsi dei migranti"

Il pretesto: i divieti di Tripoli. Anche Save the Children vuole andar via. Indagati i comandanti della Iuventa

Medici senza frontiere lascia: "Stop ai soccorsi dei migranti"

P er due settimane i dirigenti di Msf hanno giurando di voler continuare loro attività nel Mediterraneo a dispetto del Codice di Condotta imposto a loro e a tutte le altre Ong dal Viminale. Ora, però, se ne vanno. E invece d'ammettere d'aver sbagliato attribuiscono l'ingloriosa ritirata alla decisione libica, annunciata venerdì da Tripoli, di proibire l'attività delle Ong fino a 97 miglia (180 chilometri) dalle coste. «A seguito di queste ulteriori restrizioni all'assistenza umanitaria indipendente e dell'aumento dei blocchi che costringono i migranti in Libia, Msf ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence». Nelle stesse ore, anche Save the Children valuta l'ipotesi di sospendere le operazioni di soccorso «nel caso in cui dovessero esserci condizioni di non sicurezza e restrizioni all'assistenza umanitaria».

Dal comunicato emergono due elementi. Il primo è la sconfitta su tutta la linea di un'organizzazione che il primo agosto prometteva per bocca del Direttore generale Gabriele Eminente di continuare «comunque a lavorare nel Mediterraneo». Una sconfitta resa particolarmente dolorosa dal tradimento di «Sos Mediterranee», l'organizzazione francese - con cui Msf divideva la nave Aquarius - che venerdì ha firmato il Codice di condotta. Il comunicato rivela inoltre le molte ambiguità che permeano attività e schermaglie mediatiche di Msf. Una prima ambiguità emerge quando Msf spiega di ritirare la Prudence, continuando ad appoggiare «le attività di soccorso a bordo della nave Aquarius, di Sos Méditerranée». Gli stessi umanitari - irremovibili nel rifiutare la presenza di agenti di polizia armati sulle proprie navi - accetteranno insomma la presenza di agenti sull'Acquarius di Sos Mediterranee. L'ambiguità più macroscopica si nasconde nel tentativo di giustificare il ritiro con il decreto libico che vieta le attività delle Ong a meno di 97 miglia dalla costa. Nel farlo Msf ammette che la sua attività non era tanto rivolta a salvare i naufraghi, ma a raccogliere i migranti traghettati dagli scafisti fino al precedente limite delle dodici miglia. Se esiste una logica non si capisce, infatti, perché Msf ritenga indispensabile salvare una vita umana a 12 miglia dalle coste, ma reputi inutile il salvataggio dei migranti che rischiano di affogare a oltre 180 chilometri dalle stesse coste. La verità - come emerge anche dall'incriminazione, annunciata ieri dalla Procura di Trapani, di due comandanti e di un membro dell'equipaggio di Iuventa, la nave di Jugend Rettet, - è che tutto il meccanismo su cui campavano Msf e le altre Ong era legato all'attività dei trafficanti di uomini. Questi potevano far pagare 1.500 dollari un passaggio su gommoni semi sgonfi e senza carburante soltanto perché garantivano ai migranti la presenza delle Ong al limite, o meno, delle 12 miglia. Msf e soci riuscivano ad esibire navi stracolme di disgraziati soltanto perché i carichi gli venivano recapitati sotto la tolda. La vera finalità, come fa finalmente capire Msf, non era dunque salvare vite umane, ma garantire da una parte un adeguato ritorno d'immagine (e di donazioni) e dall'altra aggirare quelle leggi sull'asilo che impediscono l'accesso in Europa ai migranti irregolari. Una seconda finalità, più squisitamente politica che umanitaria, emerge dalle parole con cui Brice de le Vigne, direttore delle operazioni di Msf, commenta la sospensione delle operazioni. De le Vigne, non spende mezza parola sul decreto libico addotto come scusa per il fermo delle operazioni, ma contesta le autorità italiane ed europee a cui chiede di «smettere di attuare strategie letali di contenimento che intrappolano le persone in un paese in guerra, senza nessuna considerazione dei loro bisogni di protezione e assistenza. Servono urgentemente delle vie sicure e legali per migranti e rifugiati, per ridurre inutili sofferenze e morti». Insomma anche qui il senso, o meglio il doppio senso, è evidente. Le operazioni umanitarie di Msf erano solo un pretesto per contestare i «niet» all'accesso di migranti irregolari e spingere l'Unione Europea ad allargare anche a loro il diritto di asilo.

Insomma l'umanitarismo al servizio dell'ideologia.

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