Economia

Ora il dieselgate "tampona" la Germania della Merkel

Il piano di aiuti ai costruttori fa infuriare i tedeschi contro la cancelliera, che promette piena occupazione

Ora il dieselgate "tampona" la Germania della Merkel

In Germania il clima politico è incandescente e l'industria automobilistica è finita al centro della battaglia in vista delle elezioni del 24 settembre, il giorno di chiusura del Salone internazionale di Francoforte. E il dieselgate, scatenato nel settembre di due anni fa dal Gruppo Volkswagen, insieme agli altri scandali che hanno colpito l'auto tedesca - ultimo dei quali il «cartello» ai danni dei consumatori - è risultato il tema capace di condizionare il voto.

Più di quello relativo alla gestione dei migranti (oltre il 50% degli elettori giudica adeguato il modo con cui il problema è stato affrontato).

Fatto sta che la cancelliera Angela Merkel (Cdu-Csu) ha visto crollare, tra luglio e agosto, i consensi di ben 10 punti. Il gradimento nei suoi confronti è infatti sceso dal 69% al 59%. Problemi anche per il suo diretto rivale, Martin Schulz (Spd), il cui apprezzamento è calato di «soli» 4 punti, al 33 per cento.

Ard-DeutschlandsTrends, società che misura il gradimento dei politici tedeschi, ha approfondito questi risultati, aggiungendo che i cittadini interpellati erano chiamati a rispondere sui due temi più caldi dell'ultimo periodo: il dieselgate, appunto, e l'immigrazione. Il 67% delle persone si è detto scottato dai troppi intrecci e interessi nei rapporti tra politica e industria automobilistica tedesca; altri affermano di aver perso la fiducia nel settore, ritenuto uno dei fiori all'occhiello del Paese, e temono che lo scandalo delle centraline truccate possa, nel lungo periodo, ripercuotersi pesantemente sul settore. Per non parlare dei timori occupazionali, per la salute e l'arrabbiatura dei proprietari di vetture a gasolio (15 milioni) che devono fare i conti con il rischio di non poter circolare liberamente. A chiudere negativamente il cerchio gli «accordi segreti» tra i gruppi Volkswagen, Bmw e Daimler. Tutto questo, insieme alle accuse di coperture e favoreggiamenti da parte dei poteri forti di Berlino (ma anche la Bassa Sassonia, grande azionista di Vw, con il suo ex leader Stephan Weil è finita nel girone infernale) ha portato al crollo dell'apprezzamento degli elettori nei confronti dei leader dei due schieramenti, in particolare Angela Merkel. A rilanciare i dettagli del sondaggio è stato il sito interris.it.

I tedeschi se la prendono con i singoli e meno con le forze politiche, visto che la coazione Cdu-Csu risulta dalla stessa indagine sempre avanti, con il 39%, mentre l'Spd conquista un puntoe sale al 24%. Ecco allora la cancelliera in caduta libera che cerca di risollevarsi sostenendo che la Germania potrebbe raggiungere la piena occupazione entro il 2025. «Lo abbiamo fissato come obiettivo - ha spiegato -: un tasso di disoccupazione sotto il 3%». Schulz, invece, capito come stanno andando le cose, si lancia sul tema dell'auto elettrica, chiedendo l'introduzione di quote vincolanti in Europa, con la Germania nel ruolo di «pioniere» e prima nell'offerta in questo ambito.

Schulz, in un'intervista al Sueddeutsche Zeitung, ha rilevato che Tesla, la società Usa di Elon Musk, «è stata per troppo tempo ridicolizzata e che l'industria tedesca non può più essere altezzosa».

Negli Usa, intanto, il Dipartimento dei trasporti e l'Agenzia per l'ambiente hanno avviato la fese di consultazione popolare sui limiti delle emissioni dei veicoli prodotti tra il 2022 e il 2025 (consumi rivisti da 6,66 a 4,63 litri per 100 km). Regole approvate prima dell'arrivo di Donald Trump e da lui poi congelate fino alla primavera 2018. La consultazione, che dura 45 giorni, servirà alle autorità per capire se intervenire o meno con eventuali ritocchi, viste le preoccupazioni espresse dal settore.

I timori riguardano possibili ripercussioni sul lavoro e sulla produzione.

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