Cronache

Moschea di Pisa, continua la battaglia contro l'apertura

Moschea di Pisa, continua la bagarre contro l'apertura. Tra garanti che si dimettono e scissioni tra comunità islamiche, sotto la Torre si avverte una forte preoccupazione sociale

Moschea di Pisa, continua la battaglia contro l'apertura

La moschea di Pisa continua ad essere al centro di una battaglia. Il comitato ‘Il popolo decide’, promotore del referendum consultivo sul progetto moschea nell'area di Porta a Lucca, infatti, ha depositato una diffida presso il protocollo del comune. Dagli uffici, del resto, hanno comunicato che un membro del comitato dei Garanti ha rassegnato le proprie dimissioni. Decisione che contribuirebbe ad interrompere il processo referendario. E l'opposizione politica si è mossa affinché il referendum possa comunque svolgersi: "Preso atto delle dimissioni del professor Romboli da comitato dei Garanti e della diffida da parte del comitato promotore "Il popolo decide" al segretario generale del comune di Pisa, perchè si pronunci al posto del comitato dei garanti, come previsto dell'articolo 9 del regolamento per la partecipazione, una riflessione sulla tempistica a questo punto si impone", ha scritto Filippo Bedini, consigliere comunale di Fdi, in una interrograzione a risposta scritta. La tempistica citata riguarda essenzialmente le prossime elezioni amministrative.

La preoccupazione paventata, insomma, è che un eccessivo prolungamento dei tempi per una risposta sull’ammissibilità del quesito presentato dal comitato “Il popolo decide” rischierebbe, in caso di ammissione, di far slittare -considerati anche i tempi per la raccolta delle firme- l’eventuale passaggio referendario in un periodo troppo a ridosso delle prossime elezioni comunali, con la prospettiva -che l'opposizione ed i contrari alla moschea vorrebbero scongiurare- che si arrivi entro i 45 giorni precedenti il voto, col risultato di bloccare l’iter fino a una successiva nomina di un nuovo comitato da parte del prossimo consiglio comunale. Il che implicherebbe di rimandare un pronunciamento dell’amministrazione comunale in merito, forse, all’autunno 2018. E questo sarebbe il secondo impedimento dopo l'inammissibilità di parte delle firme dichiarata per la prima presentazione del quesito referendario. In questo caso, però, a bloccare il tutto è un cavillo tecnicistico. Una scelta, quella del dimissionario, che non è andata giù nè al comitato promotre nè al centrodestra.

Nel frattempo, secondo quanto riportato da questo articolo del Tirreno, è anche una scissione tra musulmani a minare la costruzione della nuova moschea di Pisa. Un nuovo capo predicatore, infatti, sarebbe la guida religiosa di un nuovo centro culturale in via Cattaneo, una sede frequentata da una parte di musulmani e non da tutta la comunità islamica pisana. Iniziativa, questa, che starebbe mettendo in discussione le basi per l'autofinanziamento destinato alla costruzione della seconda moschea, quella che "il popolo decide" vorrebbe sottoporre ad una consultazione popolare. Nel pezzo citato si può leggere: "Nell’Islam cittadino si è aperta una prima crepa. Perché a Pisa la comunità non è più un monolite. Digos e nucleo informativo dei carabinieri sanno che Lahala ha catalizzato in via Cattaneo non moltissimi fedeli ma abbastanza da aprire una piccola diaspora". E ancora: "Finora nessuno degli scissionisti che frequentano quei 200 metri quadrati ha mai costretto gli investigatori ad attivare un alert sul rischio di infiltrazioni terroristiche. Certo è che questo predicatore è una vecchia conoscenza. Soltanto qualche anno fa organizzava nella vecchia area expo di Ospedaletto raduni di tabligh, un movimento di missionari itineranti, propugnatori di un "ritorno alle radici", decisi a riavvicinare al rigore religioso chi in Occidente si è allontanato dalla “vera fede”, da un supposto "vero" Islam...". Scissioni tra islamici e un referendum popolare che non si è ancora svolto.

A Pisa ci sono poche certezze, caos e preoccupazione sociale sono tra queste.

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