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Eccessi, risse e tanta musica. Liam la rockstar dura e pura

L'ex Oasis debutta come solista: "I dischi di mio fratello Noel fanno dormire. La fine della band è colpa sua"

Eccessi, risse e tanta musica. Liam la rockstar dura e pura

Ma che bello, esistono ancora le rockstar, quelle creature in via di estinzione che fanno spettacolo anche con le parole. Ieri sera Liam Gallagher, sapete quel tale che con gli Oasis ha cambiato la storia della musica, ha cantato quattro brani in Piazza Duomo a Milano durante la Vogue Fashion Night's Out ma prima le ha cantate a tutti. Alla sua maniera. «Io sono ispirato dai Beatles e dai Rolling Stones, non farei mai un disco alla Duran Duran», dice per precisare subito i confini della propria musica tanto più che il 6 ottobre esce il suo primo disco da solista, niente Oasis e niente Beady Eye che è stata la band con la quale ha elaborato il «lutto» della separazione dal fratello Noel. «Sulla copertina c'è solo il mio volto, si intitola As you were, mi ha ispirato il brano You are here dal disco Mind games di John Lennon, ed è come dire di essere rimasti fedeli a se stessi». Quando parla, Liam Gallagher ha il profilo duro del lavoratore di Manchester, dove è nato 45 anni fa. Nessuna concessione a gestualità hollywoodiane né a sorrisi da selfie seriali.

«Sto bene, non sono un alieno e a gennaio o febbraio inizierò un altro tour», spiega avvolto nell'immancabile parka. «Rimpianti? Musicali no senz'altro, ma in passato ho esagerato troppo con l'alcol e la cocaina», dice senza cambiare neppur espressione. Nel 2010 il magazine Q l'ha eletto miglior frontman di tutti i tempi non solo perché canta a mani unite dietro la schiena e ha una voce che rappresenta lo spirito rock meglio di tantissimi altri. Ma perché, proprio come è accaduto a tutte le vere rockstar del passato, lui è quello che vedi. Ruvido. Persino spinoso. «Inizio a comporre alle 5 del mattino, mi metto lì con la chitarra, rimugino, rifletto. Poi magari alle 5 e 10 mi alzo e me ne vado tanto c'è sempre tempo di finirla perché una canzone scade soltanto quando muori». Da quasi un quarto di secolo con suo fratello Noel è protagonista di un siparietto continuo a base di insulti, liti, risse, sberleffi che ormai sono da antologia. E anche stavolta non le manda a dire: «Noel ha spaccato gli Oasis perché non gliene fregava più nulla e voleva fare la sua dannata carriera solista mentre io li amavo ancora». Molti lo ricorderanno: ennesimo litigio sul palco (stavolta a Parigi) e addio definitivo. Almeno per un po'. Ognuno per la propria strada, salvo incrociarsi a suon di insulti. «Tra noi certo che c'è ancora competizione. La sua musica? Mi fa dormire, la sconsiglio a chi sta guidando perché rischia di addormentarsi».

Nell'epoca del politically correct a tutti i costi, nessuno ha più il coraggio di dire in pubblico ciò che in realtà pensa in privato. Liam Gallagher invece sì. «Mia mamma ha provato per un po' a ricomporre i nostri litigi poi si è stancata e si è messa a bere whisky», dice senza far capire se è l'ennesima battuta oppure una sconsolante realtà. A proposito, come sta sua madre? «Bene, è stata una mamma molto rigorosa che mi mandava anche a messa durante i miei anni scolastici. E io, nel privato della nostra casa, ero in fondo un bravo ragazzo». Ora ha 73 anni, è più o meno coetanea di Keith Richards dei Rolling Stones: «Sì ma lei sta molto meglio di lui. Oltretutto lui non ha mai lavorato mentre lei aveva tre lavori sul groppone. Una bella donna, e infatti le assomiglio. Invece Noel assomiglia a nostro padre, che non poi così bello».

E non è importante quanto davvero lui creda in ciò che dice perché forse è soltanto un inevitabile siparietto. Ma, nello stagno conformista nel quale galleggiano tanti altri musicisti famosi, le sue parole sembrano persino vere. «Non cerco il successo per forza, non sono Gesù Cristo. Pubblico un disco e spero che la gente lo compri, di più cosa posso fare?».

Intanto negli ultimi venti anni i germogli degli Oasis hanno fatto fiorire un bel po' di bella musica o, perlomeno, hanno conservato la memoria di quella degli anni Sessanta e Settanta, quando chi suonava combaciava con le canzoni che suonava. Le viveva, le soffriva, talvolta ne godeva. «Se fossi nato a Milano forse non avrei fatto una band ma se l'avessi fatta, avrei probabilmente scritto canzoni allegre e spensierate come Happy di Pharrell Williams. Invece vengo da Manchester dove al limite puoi dire cazzo piove di nuovo e, oltre alla musica, ti viene spontaneo di appassionarti solo al calcio». Invece ha creato gli Oasis ed è rimasto una delle ultime rockstar che non si toglie un abito quando scende dal palco ma lo tiene ovunque.

Semplicemente perché è l'unico che riesca a indossare alla perfezione.

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