Cultura e Spettacoli

Zio Rino (Cammilleri) spiega il cattolicesimo al nipote scettico

In libreria "Il cattolicesimo spiegato a mio nipote che fa il liceo" (Cantagalli), di Rino Cammilleri, collaboratore de "il Giornale". Un appassionato dialogo sull'insegnamento di Gesù

Zio Rino (Cammilleri) spiega il cattolicesimo al nipote scettico

Un grido innamorato del cattolicesimo occidentale in un manuale di educazione alla fede e al gusto per la cultura e la citazione colta, al piacere di sapere e rivendicare chi siamo e da dove veniamo. Il cattolicesimo spiegato a mio nipote che fa il liceo (Cantagalli, pagg. 206, euro 17) di Rino Cammilleri rianima la figura dello zio precettore, che con il sigaro ricorda certi scrittori del secolo scorso anche se si nutre di Star Trek, Star Wars e Hair come di Shakespeare, Pascal, Camus, mentre cita Napoleone insieme al matematico Kurt Goedel.

«Salti di palo in frasca» li chiama l'autore, dettati dal pensiero frantumato delle ideologie contemporanee che si è impossessato del giovane Nicola, prima di un corso intensivo in undici giornate intorno alla dottrina della fede e all'attualità del dibattito dentro e intorno alla Chiesa. Tono scherzoso e affettuoso, che prevede espressioni colorite. Al cuore un'idea chiara e distinta: il bene e il male esistono e non vanno confusi. «Chi non vive come pensa, finisce per pensare come vive» una delle massime del manuale di educazione sentimental-religiosa.

È in una provincia dell'Impero romano, «nella pienezza del tempo», che Dio mandò il suo Figlio. Così, nel giro di soli tre secoli, il Cristianesimo ha conquistato l'impero e poiché queste sono le origini e le radici della cultura e della civiltà europea, nella sua tradizione vi risiede se non tutto il bene, almeno una gran parte. Non che sia un testo infarcito di superbe certezze, ma tra argomenti storici e battute, Cammilleri se rischia qualcosa, non è certo buonismo o modernismo.

«La durezza delle regole è sempre stata un'attrattiva, specialmente nel cattolicesimo. Il cattolicesimo foggia gente con gli attributi. Astenersi anime molli e quaquaraquà» dice a un certo punto il maestro. E il nipote, entusiasta: «Wow, messa così, sembra il centro di addestramento per marines! Ma Gesù aveva compassione dei deboli». Ancora lo zio: «Gesù si piegava, sì, sui più deboli. Ma per elevarli al suo livello. E lui era un uomo eccezionale. Un vero uomo. Coraggioso. Impavido. L'uomo perfetto. Il prototipo. Il suo seguace deve fare una cosa sola: imitarlo. Chiaro?». E poiché siamo verso la fine di questo dialogo ispirato alla maieutica socratica (o alla legge naturale che dir si voglia), il liceale risulta ormai talmente attratto che le obiezioni sono simili a rantoli. Lo zio si prodiga con il nipote incuriosito e tra i testimonial imprevedibili dell'Immacolata Concezione tira fuori Boccaccio, autore tra i più libertini che transitino sui banchi di scuola.

Il libro non simpatizza con certe interpretazioni date del pontificato di Francesco. «Tutta quest'enfasi sui poveri mi sta dando sui nervi. Come se il cristianesimo non fosse altro che assistenza sociale» sbotta a un certo punto. Come non sembra avere dubia sulle situazioni che un tempo si dicevano «irregolari». Parlando della figlia di un amico andata a convivere con un divorziato e del papà che non protestava, conclude: «Sì avvicinava al pericoloso limite dell'abisso, quello in cui cominci a chiamare bene il male che non hai saputo impedire». Lo zio Cammilleri si spinge addirittura a dire che «Gesù volle espressamente il celibato sacerdotale».

E che qui parli solo al nipote, è difficile da intendere.

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