Cronache

MERITO DI UNA RICERCATRICE ITALIANA

C'è un altro «codice da Vinci». E a trovarlo è stata una «beautiful mind». Ma Dan Brown e Russell Crowe, questa volta non sono della partita. La partita è stata infatti giocata da Carla Glori e da messer Leonardo. E a vincerla è stata la signora, studiosa (...)

(...) d'arte e specialista del genio toscano. Grazie a una illuminante intuizione: studiare non un'opera, bensì il suo (pardon) posteriore.

Sul retro della cosiddetta «Gioconda americana», cioè il ritratto di Ginevra de' Benci realizzato fra il 1475 e il '76 e conservato alla National Gallery di Washington, c'è un motto: «Virtutem forma decorat». Ebbene, anagrammandolo, Carla Glori ne ha tratto 50 frasi che, messe insieme, raccontano proprio la storia di Ginevra. Sappiamo bene della passione di Leonardo per le macchine, ma non sapevamo ancora che ne aveva ideata una di tipo «alfabetico». Ed eccoci serviti. La chiave per risolvere il tutto è stata aggiungere al motto «virtutem forma decorat» la parola iuniperus, ovvero il rametto di ginepro che compare al centro del motto, simbolo di purezza. Un decoro, appunto, da coniugare con una virtù che potremmo definire sherlockiana, da parte dell'esaminatrice.

Ma che cosa dicono, queste cinquanta frasi? No, non sono cinquanta sfumature di grigio. Tutt'altro, sono un racconto, o un romanzo, o una sceneggiatura come si deve. O una fiction, come dice la stessa Carla Glori: «La fiction anagrammata è eccezionalmente fedele rispetto alla biografia di Ginevra datata 1474. L'identificazione del Bembo, definito eruditus, optimas, orator, poeta... è immediata. Lo sposo Luigi Niccolini viene definito ferus, rudis, usurpator». Insomma, Leonardo avrebbe così vendicato, a futura memoria, la povera ragazza data in sposa a un uomo che non amava, il banchiere Niccolini, e dunque sottratta all'uomo che amava, l'ambasciatore veneziano Bernardo Bembo.

Leonardo, geometricamente inappuntabile, ha in sostanza impugnato questo triangolo che non poteva stare in piedi e lo ha trasformato, «sotto 'l velame de li versi strani», come diceva Dante, in un plot, una trama, un copione. Se avesse inventato anche la televisione, l'avrebbe già proposto in prima serata.

Daniele Abbiati

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