Cronache

Non vuole farsi tagliare il cordone ombelicale E per salvare il bebè i medici chiamano il pm

La mamma si opponeva per motivi religiosi. Il neonato ha rischiato di morire

Non vuole farsi tagliare il cordone ombelicale E per salvare il bebè i medici chiamano il pm

Non solo leggi elettorali scritte dalle toghe, fondi bloccati al partito «tal dei tali» con modalità da bomba ad orologeria, riabilitazioni politiche e giudiziarie dopo indagini lunghe lustri. Governi costretti a dimettersi. No, non basta, adesso i magistrati entrano negli ospedali (chiamati) per stabilire cosa i medici possano o non debbano fare.

È il risultato del meraviglioso melting pot di questo distopico Terzo millennio, dove un Paese confuso - il nostro - rinchiuso in un Continente silente, vecchio, immobile e depredato, sembra aver perso ogni legge. Si vive alla giornata, un po' a caso, chi potesse permetterselo dovrebbe assoldare almeno un paio di legali al giorno come scorta per «difesa personale». Così, giusto per sapere come muoversi, dove camminare, cosa dire...

Eccoci così di fronte a un caso che può apparire singolare - meglio dire allucinante - ma che in realtà è il termometro di questo tempo dove la regola è eccezione, la legge un'opinione, dove in nome del buonismo, dell'accoglienza a tutti i costi, noi cittadini lavoratori, studenti, pensionati, noi non si sa più a chi chiedere aiuto.

Dunque ecco servita l'ultima storia di una convivenza forzosa con il civile consesso poco ha a che vedere. Una partoriente ha rifiutato di farsi tagliare il cordone ombelicale perché secondo le sue «convinzioni religiose (quali? ndr)» avrebbe dovuto staccarsi autonomamente. Ma con il passare del tempo il neonato cominciava a mostrare segni di sofferenza fetale. E i medici, per sapere come comportarsi, tra l'incudine e il martello cosa fanno? Alzano il telefono e interpellano la Procura.

Il caso si è verificato venerdì a Udine. Lo ha riferito il Procuratore capo del capoluogo friulano, Antonio De Nicolo, come «segno triste dei tempi, che dimostra a che punto è arrivata la medicina preventiva». «Ovviamente - il capo dei pm - abbiamo risposto che i medici dovevano salvare il bambino. Ovvero la loro missione. Nel momento in cui sussiste un pericolo di vita, il trattamento sanitario va fatto. I medici devono essere liberi e sereni nello svolgere il loro lavoro per salvare i pazienti. Evitare le denunce è impossibile, ma qualora arrivasse, chiaramente archivieremo. Se al contrario il neonato fosse morto in assenza di intervento - aggiunge De Nicolo - in quel caso sì che avremmo aperto un fascicolo d'indagine». «Chiunque - ha proseguito De Nicolo - è esposto al rischio delle denunce. Non lo si può evitare. Ma se uno fa il suo dovere non deve chiedere il preventivo avallo della magistratura». Secondo il capo della Procura udinese «prima di tutto deve essere la coscienza a guidare l'operato. Se uno si comporta secondo il proprio dovere non ha nulla da temere. Ma non è possibile evitare un rischio di denuncia, e questo vale in tutti i settori», ha concluso.

La religione - si dice - è l'oppio dei popoli.

Ma qualcuno la usa per terrorizzarci.AAcq

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