Politica

Il derby di Di Maio e quello di Salvini

Da una parte il caso (serio) della Lega lasciata al verde da una sentenza proprio all'avvio della campagna elettorale. Dall'altra l'operetta delle primarie Cinque stelle

Il derby di Di Maio e quello di Salvini

In queste ore c'è un caso politico serio, quello della Lega lasciata al verde da una sentenza proprio all'avvio della campagna elettorale, e c'è un caso politico da operetta, quello delle primarie Cinque stelle. Così, mentre Salvini ritira per una settimana i suoi parlamentari in segno di protesta, casa Grillo ritira tutte le promesse e gli impegni di trasparenza e democrazia interne fatte negli anni: le primarie del movimento saranno una buffonata con di fatto un candidato unico, il mai occupato Luigi Di Maio, imposto dal fondatore. Di Maio contro nessuno è praticamente un derby, ma siccome non parliamo di una cosa seria, ci ha messo lo zampino pure il super mafiologo Roberto Saviano che, non capiamo a che titolo, si è offerto di fare lo sfidante pur non avendone i titoli.

Ormai la leadership pare diventata una questione puramente mediatica, o estetica come nel caso di Di Maio, o una provocazione come per Saviano. Comunque un fatto che prescinde dalle storie personali, dall'esperienza, dal consenso, dalle reali possibilità di allargare gli orizzonti. Anche il centrodestra è alle prese con una polemica sul tema. Matteo Salvini vuole sostituirsi a Berlusconi come caposquadra. Ambizione legittima. Ma non per questo fattibile. Ancora prima che per questioni politiche per fatto naturale. Che piaccia o no Silvio Berlusconi geneticamente non può, anche se lo volesse, neppure fosse in punto di morte, avere un leader. Questo già chiude il discorso in partenza, e Salvini ben lo sa. Ma ragioniamo in astratto. Diciamo che comanda chi ha più voti. Bene, Berlusconi in carriera ne ha presi 200 milioni (record assoluto) e qualche cosa vorrà dire. Ma oggi? Forza Italia e Lega vengono dati alla pari, ma con una differenza: Salvini è reduce da due anni di battaglie in prima linea con un'enorme esposizione mediatica, Berlusconi dal silenzio imposto da una sentenza, da un intervento a cuore aperto, da tradimenti che hanno sconvolto il suo partito. Non il tifo ma il buon senso lascia prevedere che ad armi pari di agibilità e visibilità Forza Italia non potrà che crescere e pure sensibilmente, comunque più di una Lega già ai massimi.

Lasciamo pure perdere la storia passata (che pure conta) ma c'è una legge della fisica secondo la quale il baricentro di una macchina complessa non può che essere al suo centro.

Matteo Salvini è un grande leader della Lega, questo è chiaro, ma il centrodestra è cosa altra (lo dice la parola). Quindi, perché infilarsi in un vicolo cieco autolesionista?

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