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Più soldi per fermare i migranti: il ricatto della Tunisia a Roma

I diplomatici sono al lavoro per capire se il governo di Tunisi non abbia allentato i controlli sulle partenze per ottenere più soldi dal nostro governo

Più soldi per fermare i migranti: il ricatto della Tunisia a Roma

Ora si tratta di capire cosa voglia la Tunisia. È questo l'obiettivo dei diplomatici italiani al lavoro per tentare di comprendere le ragioni alla base del vertiginoso incremento negli arrivi di barchini dalle coste tunisine a quelle lampedusane e agrigentine.

Da giugno sono almeno 5mila i migranti arrivati in Italia su piccoli scafi che accolgono appena poche decine di persone: le cosiddette "barche fantasma". Un traffico molto diverso da quello, ben più massiccio, che arriva dalla Libia; un traffico molto più difficilmente controllabile e che per questo ha sollevato anche le preoccupazioni della procura di Agrigento in merito a possibili infiltrazioni di terroristi.

Eppure, sebbene al Viminale neghino che la rotta tunisina sia ufficialmente riaperta, secondo La Stampa adesso l'obiettivo è quello di scoprire i motivi dietro l'indebolito controllo di Tunisi sulle proprie spiagge. Non sono passati che pochi anni da quando il nostro governo ha regalato al Paese nordafricano l'ennesima infornata di motovedette, pattugliatori e fuoristrada, dietro la promessa di controllare le partenze.

Fino a venerdì in Tunisia ci sarà una delegazione del Parlamento europeo per valutare la gestione dei flussi e raccogliere dati sulle operazioni in Mediterraneo. Da Roma assicurano che tutti coloro che arrivano dalle spiagge tunisine vengono riportati indietro in base a un accordo che, a quanto pare, funziona.

Quello che resta da capire è a quale prezzo.

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