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I segreti del "governo" Di Maio: Dibba vice, Minenna al Tesoro

Il candidato premier del M5s mette a punto la squadra I tecnici nei ruoli economici, alla Farnesina una feluca

I segreti del "governo" Di Maio: Dibba vice, Minenna al Tesoro

Negli incontri riservati con gli esponenti dell'establishment per preparare il terreno alla sua leadership nel movimento, Luigi Di Maio ha rassicurato gli interlocutori che nei ministeri chiave del suo governo non ci saranno grillini, ma tecnici esperti. Dunque nei dicasteri economici (Tesoro, Sviluppo economico) e agli Esteri, l'ipotetico governo Di Maio (il candidato premier in pectore si è già impegnato a comunicare i nomi della squadra entro la fine dell'anno) arruolerà degli esterni, ovviamente con certificato di fedeltà al M5s, sfruttando le relazioni della Casaleggio Associati con imprese e professionisti. Sulla falsariga di Roma, dove a curare gli assessorati più delicati sono arrivati appunto uomini di fiducia della Casaleggio Associati come Massimo Colomban e Adriano Meloni, già sponsor della società fondata dal padre di Davide Casaleggio. Con la differenza, non da poco, che proprio per evitare i ritardi e i pasticci della squadra della Raggi, i nomi verranno decisi con grande anticipo. Ecco, ma quali nomi? Come ministro dell'Economia il profilo più accreditato è quello di Marcello Minenna, economista bocconiano, dirigente della Consob. Ad un recente convegno del M5s alla Camera i più attenti hanno notato la grande confidenza con cui chiacchierava con Beppe Grillo, a cui ha regalato una copia del suo libro La moneta incompiuta. C'è solo un però. Minenna era stato scelto come assessore al Bilancio a Roma ma fu costretto a mollare in seguito alla guerra tra l'ex capo di gabinetto del Campidoglio, Carla Raineri, e il duo Raggi-Romeo. «Vicenda gestita con poca trasparenza» spiegherà Minenna. Ma dietro quella operazione c'era proprio Di Maio, supervisore della giunta capitolina, come raccontano le intercettazioni dei «quattro amici al bar». Insomma tra Di Maio premier e Minenna suo ministro, c'è di mezzo questo incidente non trascurabile. Anche se Minenna sembra aver lasciato la porta aperta: «Ho chiuso con Raggi, non con i grillini».

Capitolo Farnesina. Il Movimento non ha una linea precisa di politica estera: pacifisti ma filo Putin, vogliono riformare la Nato per «non essere sudditi degli interessi degli Usa» dice Di Battista, ma Di Maio organizza missioni negli Usa (e in Israele) per accreditarsi come leader. Perciò per gli Esteri si parla di un ambasciatore o un esperto di politica internazionale (Paolo Magri, direttore dell'Ispi, è stato ospite alla convention di Casaleggio a Ivrea), meno probabili i nomi di Alessandro Di Battista, l'altra star del M5s in attesa di nuovo ruolo dopo l'incoronazione di Di Maio, e poi Manlio Di Stefano, capogruppo M5S della commissione esteri della Camera, fidato di «Luigino». Di Battista è accreditato per il ruolo di vicepremier: niente grane di un ministero, in compenso enorme visibilità e mano libera sul Movimento. Poi c'è il capitolo giustizia. Qui i bookmaker danno come favorito Alfonso Bonafede, braccio destro di Di Maio, avvocato e vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera (l'unico grillino ad essere riconfermato nel 2015, come racconta con vari retroscena su Di Maio e Renzi il libro verità sul M5s, Supernova). Altro papabile è il pm amtimafia Nino Di Matteo, molto corteggiato dal M5s, ricambiato nelle effusioni dal magistrato palermitano che non ha escluso pubblicamente una sua discesa in campo con i grillini («L'eventuale impegno politico di un pm non mi scandalizza», «Una buona notizia» commentò Di Maio). Per lui si aprirebbe non il ministero della Giustizia, ma il Viminale. Il ministero della Salute si dà già per prenotato da Giulia Grillo (non parente), deputata, medico; all'Istruzione andrebbe Nicola Morra (professore di liceo), mentre per Riccardo Fraccaro, l'altro vice di Di Maio oltre a Bonafede, si studia un ministero ad hoc. Anche per lo Sviluppo economico si pensa ad un tecnico, ma l'ipotesi dell'economista Mariana Mazzuccato (Università del Sussex) è stata smentita dall'interessata: «Mai interpellata dal M5s, e non lo farei».

E al Welfare? L'esterno di riferimento è il professor Domenico De Masi, consulente (pagato) del M5s sul tema del lavoro.

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