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La strategia dell'Australia per proteggere le città dal terrorismo

La strategia "Australia’s Strategy for Protecting Crowded Places from Terrorism" è stata elaborata per tentare di decodificare e prevenire futuri attacchi terroristici

La strategia dell'Australia per proteggere le città dal terrorismo

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa. Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito. I soft target ideali presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire. Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici. L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo decisionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire.

La razionalità del terrorismo

L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio. A differenza di quanto veniva teorizzato alcuni anni fa, quando al Qaeda suggeriva di colpire le figure di alto profilo come i capi di stato, la selezione dei bersagli avviene oggi in modo realistico. Poiché una figura di alto profilo come un obiettivo simbolico sono solitamente protetti per un indurimento complessivo dell’area operativa, la scelta di un bersaglio morbido garantisce un livello di successo superiore. I bersagli morbidi sono facili da attaccare e non richiedono un lungo ciclo di pianificazione. Le elevate perdite tra i civili, generano un'attenzione globale dei media a vantaggio della causa dei gruppi terroristici. Secondo le equazioni alla base del tempo di esposizione di un attacco x in un sito y, la cassa di risonanza aumenta proporzionalmente al dramma in corso. La diretta tv è sempre stata un’ossessione per i terroristi: in quest’ottica si colloca la scelta dei bersagli che presentano proprio tali peculiarità come un evento sportivo. La variabile degli ostaggi, quindi, è concepita proprio in tale senso. L’obiettivo morbido è motivato dalla distorta ideologia e visione del mondo. L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica, crea generalmente una maggiore predisposizione nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili. Per molto tempo ritenuti insulsi dall’Occidente, i sermoni dei teorici dell’Isis e di al Qaeda hanno avuto l’obiettivo di creare attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Il terrorismo, violando le norme internazionali in materia di targeting dei civili, si propone deliberatamente di apparire al di là della razionalizzazione per amplificare l'effetto psicologico di un attacco. La logica che cerca di massimizzare l'effetto psicologico del terrorismo è strutturata per compensare le capacità materiali asimmetriche. Come attore non statale che cerca di costringere un avversario di Stato molto più forte, il terrorismo rappresenta un tentativo razionale di massimizzare le risorse limitate. Tuttavia, la strumentalità dell'uso della forza è organizzata principalmente verso ulteriori obiettivi politici.

La fase di sorveglianza è eseguita per ottenere un profilo aggiornato dell'obiettivo, determinare l'approccio più adatto ed il momento migliore per l’attacco. I terroristi visitano diverse volte il loro obiettivo previsto utilizzando una varietà di sistemi legittimi come telecamere, binocoli, sistemi globali di posizionamento ed internet. L’attacco terroristico, sebbene furioso nella fase di esecuzione, è quindi frutto di meticolosa pianificazione. La valutazione dei costi-benefici effettuati dalle organizzazioni terroristiche rivela che la decisione di effettuare un attentato, pur in genere sostanzialmente irrazionale, è proceduralmente razionale. La logica della teoria strategica dietro il processo di deliberazione così come la scelta dei tempi, degli obiettivi e degli effetti per massimizzare l'utilità degli attacchi sia a livello tattico che strategico, suggerisce che il terrorismo è prodotto da un processo di pensiero. Si definisce quindi il terrorismo come una procedurale razionale, anche se non necessariamente sostanziale.

Sostanzialmente irrazionale, proceduralmente razionale

Errata percezione. Definire il terrorista come un pazzo o un fanatico religioso che commette atti di violenza indiscriminati, contribuisce alla comune percezione che il terrorismo esista oltre i regni dell'attività razionale. Il terrorismo è invece un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting. La natura di queste considerazioni è chiaramente basata su un calcolo razionale di costo-beneficio. Il terrorismo impiegato in modo intermittente in risposta ai cambiamenti degli ambienti strategici è parte di un modello chiaro e ricorrente, osservabile in Medio Oriente e già attuato nell'Irlanda del Nord. Gli obiettivi civili sono scelti proprio perché l'aspetto della casualità è essenziale per massimizzare la paura tra la popolazione target. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Pianificazione, scelta dei target, immediatezza nell’esecuzione, sopravvivenza: sono tattiche che derivano chiaramente dalla guerriglia insurrezionale, orchestrate per disperdere le forze di reazione e sfruttare lo shock iniziale. Quelli ritenuti atti casuali di terrorismo potrebbero essere indicatori di un'insurrezione, naturale evoluzione di anni di reclutamento tra i musulmani britannici da parte delle organizzazioni terroristiche come Isis, Fratellanza Musulmana e Al Qaeda.

La risposta dell’Australia

“Quanti lavorano nei luoghi affollati sono spesso in grado di individuare comportamenti sospetti. È importante che i proprietari e gli operatori nei luoghi affollati facciano di tutto per aumentare la consapevolezza nel rilevare possibili comportamenti sospetti tra coloro che frequentano i loro siti”.

E’ quanto prevede la nuovo strategia elaborata dall’Australia-New Zealand Counter-Terrorism Committee, organismo nazionale responsabile del coordinamento nel contrastare il terrorismo, per proteggere i luoghi affollati.

La strategia nota come “Australia’s Strategy for Protecting Crowded Places from Terrorism” è stata elaborata per tentare di decodificare e prevenire futuri attacchi terroristici

“La minaccia terroristica persisterà nel prossimo futuro. Attacchi come quelli avvenuti sul London Bridge, al Borough Market, all’Arena di Manchester, al Mercato di Natale di Berlino ed a Nizza, hanno dimostrato il devastante effetto del terrorismo veicolare. E l'Australia non è immune. Ci aspettiamo che attacchi simili avvengano anche nella nostra nazione. Le nostre capacità nell’intercettare e sventare le trame dei terroristi sono note, ma la realtà è che non potremo azzerare mai la minaccia. Dobbiamo quindi rafforzare la nostra percezione ed aiutare proprietari ed operatori a proteggere meglio i luoghi affollati. Proprietari ed operatori nei luoghi affollati hanno la responsabilità di proteggere i loro siti. E’ loro dovere proteggere le persone che lavorano, fruiscono o visitano il loro sito da una serie di minacce prevedibili, compreso il terrorismo. L'obiettivo di questa strategia è proteggere la vita delle persone rendendo questi luoghi più resilienti. L'approccio adottato dovrà essere coerente e proporzionato, preservando il godimento dei luoghi. Forze dell'ordine ed agenzie di intelligence hanno attivato il Crowded Places Forums attraverso cui condividere informazioni e consulenze per i proprietari ed operatori. Le linee guida sono destinate ad aumentare la comprensione della minaccia posta con particolare armi e tattiche (ad esempio veicoli ed ordigni esplosivi improvvisati) nei luoghi affollati”.

La comprensione costante di un posto affollato

“L'attuazione delle misure di sicurezza protettive può essere un processo complesso che, se eseguito in modo errato, può essere costoso e inefficace. Proprietari ed operatori hanno la responsabilità di intraprendere una valutazione del rischio e / o analisi della vulnerabilità del loro posto affollato, attuando le opportune mitigazioni. In ogni caso la strategia è un punto di partenza. Proprietari ed operatori saranno tenuti a cercare ulteriori consigli da professionisti della sicurezza privata. Prima che proprietari ed operatori decidano sulle misure di sicurezza protettive da adottare, dovranno valutare quanto possa essere attraente per un terrorista la loro posizione. Per determinarla, dovranno completare l’autovalutazione sui siti affollati sul sito www.nationalsecurity.gov.au/CrowdedPlaces. Sulla base dei risultati, il documento fornirà indicazioni per le fasi successive. È importante ricordare che le misure di sicurezza protettive dovrebbero essere proporzionata al livello ed al tipo di minaccia”.

Sicurezza stratificata

La sicurezza stratificata è una strategia elaborata per proteggere un sito con diverse misure complementari. L'obiettivo della sicurezza stratificata è quello di ridurre le probabilità di successo di un attacco terrorista, collocando sistemi di sicurezza ridondanti nell’architettura di un sito. Questo concetto è noto anche come sicurezza in profondità.

Nell’Australia’s Strategy for Protecting Crowded Places from Terrorism si riportano alcuni esempi di misure di sicurezza protettive che possono essere utilizzate all'interno di ogni livello.

“Personale di sicurezza addestrato può aiutare a ritardare, rilevare, dissuadere e rispondere ad un attacco. Sistemi fisici ed elettronici come segnali di avviso, illuminazione perimetrale, pattuglie di sicurezza, telecamere, barriere ambientali e non, asset elettronici, screening e ricerca di veicoli casuale, unità K9, rilevatori di metallo e punti di controllo, sono elementi essenziali della sicurezza stratificata. Tali misure di sicurezza possono essere costose e se non correttamente elaborate, potrebbero danneggiare un sito, trasmettendo un’errata percezione al pubblico. Ecco perché la consulenza specializzata degli esperti è essenziale così come necessaria una valutazione approfondita prima di implementare qualsiasi protezione protettiva”.

Il piano di continuità aziendale

La strategia si conclude ribadendo che “è impossibile proteggere ogni cosa, ma è necessario dare la priorità ai luoghi affollati. Tutte le misure di sicurezza protettive dovranno essere proporzionate al livello e al tipo di minaccia. La sicurezza è più conveniente quando incorporata nella fase di progettazione. Qualora si verificasse un attacco terroristico, è necessario un piano di continuità aziendale per il processo di recupero. Questo piano rientra nella fase di risposta ad un attacco ed è progettato per restituire nel più breve tempo possibile business, attività e prestigio al sito colpito. Il piano di continuità aziendale è richiesto a proprietari ed operatori con cifre e termini esatti e chiari. I governi lavoreranno con i proprietari interessati e gli operatori dei luoghi affollati per ristabilire i servizi essenziali e la fiducia del pubblico il più rapidamente possibile. E’ quindi necessaria una comprensione commerciale ed i rischi legali che potrebbero derivare da inadeguate misure di sicurezza per prevenire o mitigare un attacco terroristico. E’ essenziale una cultura alla sicurezza per aumentare la consapevolezza del personale nei luoghi affollati. Mentre la resilienza è difficile da misurare in assenza di un attacco (non sappiamo realmente come si comporterà un sito protetto da un vero attacco), la valutazione periodica delle politiche e delle procedure attuate, garantirà misure protettive commisurate al livello di esposizione”.

L'ultimo numero di Inspire dedicato proprio ai trasporti pubblici

Il trasporto pubblico attira i terroristi perché a differenza degli aeroporti è molto difficile garantirne la sicurezza (specialmente nelle ore di punta). Sarebbe impossibile in una città occidentale allestire dei massicci punti di controllo. Ciò potrebbe spiegare il motivo per cui negli Stati Uniti ed in Europa, dal 1970 ad oggi sono avvenuti 387 attacchi terroristici confermati contro treni, autobus e traghetti. I treni e le stazioni ferroviarie sono il bersaglio più comune (l’ultimo numero di Inspire è dedicato proprio ai trasporti pubblici), gli attacchi in ambienti chiusi come le stazioni della metropolitana quelli più letali. La minaccia dinamica impone una costante rivalutazione dei protocolli di controllo ed accesso e la conseguente dotazione specifica di difesa che dovrebbe essere scevra dal politically correct (cosa che non sempre avviene).

Le contromisure in atto sono efficaci ma...

La campagna inglese “See Something, Say Something” associata a celeri tempi di risposta dell’autorità, ha gradualmente abbassato la percentuale degli attacchi contro la metro di Londra tra il 1970 ed il 2000. Per accedere nella metro di Pechino, la più trafficata al mondo, è obbligatorio transitare dai check-in dotati di rilevatori di metallo (trenta minuti di attesa stimata). I contenitori della spazzatura in metallo nelle metropolitane dovrebbero essere ormai solo un ricordo e sostituiti da sacchetti in plastica. E’ un modo per identificare un possibile IED abbandonato ed evitare che l’involucro in metallo si trasformi in shrapnel. Israele utilizza rivelatori di metalli e macchine a raggi X in alcune stazioni degli autobus, questi ultimi dotati di GPS e balisticamente protetti contro il fuoco delle armi di piccolo calibro. Le unità K9 (con un olfatto 40 volte più sviluppato rispetto all’uomo, i cani d’assalto dei reparti speciali sono addestrati per rilevare e identificare sia materiale esplosivo che soggetti ostili nascosti) si confermano estremamente efficaci. Il rilevamento delle minacce basate sull’identificazione biometrica potrebbe essere determinante, ma la tecnologia attuale palesa le difficoltà tipiche di un contesto operativo. Tuttavia contro un attentatore suicida, la maggior parte delle attuali contromisure sono praticamente nulle (entrato nel perimetro potrebbe già essere troppo tardi). Le operazioni di alto profilo ed i piani di risposta sono efficaci contro un particolare tipo di minaccia terroristica che, non finiremo mai di dirlo, è dinamica ed in continua evoluzione. Se non fossero adattabili, i terroristi non sarebbero nulla.

Proteggere una città: il jihadismo di quartiere

Se da un lato è corretto affermare che gli attentati aumenteranno di pari passo alla costante perdita fisica del territorio Isis in Siria ed Iraq, dall'altro assisteremo ad una graduale mutazione che avrà l'obiettivo di perfezionale solo le migliori caratteristiche in proiezione futura. Il punto sulla sopravvivenza a medio termine è fondamentale e non andrebbe sottovalutata. Non esiste un modello previsionale affidabile ed applicabile nel terrorismo veicolare. E’ certamente possibile fortificare un perimetro contro ogni tipo di minaccia, ma non sarebbe realistico per una città. Si possono collocare dissuasori in un’area specifica, ma è impossibile posizionare blocchi di calcestruzzo ad ogni centimetro della strada di ogni città. E questo è un dato di fatto. In una democrazia libera, quello definito come jihadismo di quartiere, non può essere eliminato totalmente. Si potrà fortificare il perimetro di una piazza, ma i terroristi troveranno sempre una strada, un’area da colpire. I bersagli potenziali sono praticamente infiniti per un profilo di minaccia totalmente imprevedibile. Tuttavia il rischio si può attenuare, rivalutando la sicurezza degli spazi aperti senza trasformare le città in fortezze. Esistono già diversi tipi di protezione (più o meno noti). Le barriere nere intorno al palazzo di Westminster, ad esempio, sono progettate per arrestare un autocarro ad alta velocità. Anche sulla strada di Whitehall ci sono delle barriere, ma sono nascoste alla vista. Tutti gli edifici militari e governativi statunitensi dispongono di strutture resistenti ad attacchi esterni (la velocità di attacco stimata di un tir è di 80 km/h). Il Dipartimento di Stato Usa elenca sul proprio sito le “anti-ram vehicle list”, sistemi di protezione per proteggere i perimetri delle sue ambasciate all’estero. Negli Stati Uniti, camion da 16 tonnellate a vuoto caricati con della sabbia (contromisura ulteriore pensata per attutire la possibile deflagrazione di un ordigno) per un peso di 32 tonnellate, sono periodicamente collocati negli incroci e nei punti strategici lungo i percorsi ritenuti a rischio. In Israele, si utilizzano i carri armati. L’Emirates Stadium dell’Arsenal, inaugurato nel 2006, è un modello di difesa. Le panche in calcestruzzo impediscono ad un veicolo di attraversare il piazzale, mentre le strutture che formano il logo del club costituiscono un ostacolo per i veicoli. Nella ristrutturazione di Times Square, completata dopo circa sei anni di interventi, i progettisti hanno cercato di proteggere i pedoni senza ridurre i marciapiedi. I paletti antisfondamento sono stati concepiti per non alterare il contesto urbano. L’obiettivo è quindi proteggere il pubblico non trasmettendo una mentalità bunker e senza alcuna consapevolezza (mentalità occidentale, non israeliana) che esista un rischio. In ogni caso, le aree affollate vulnerabili dovrebbero essere rese impenetrabili con barriere antisfondamento poiché la sicurezza non può essere ostaggio del politicamente corretto. La tecnologia per creare barriere esteticamente gradevoli con protezioni incorporate nel design esiste. Quelle che alla vista sembrano delle fioriere, ad esempio, nascondono un’anima di calcestruzzo e metallo: sono asset concepiti per inserirsi esteticamente nella vitta di tutti i giorni.

Tuttavia, il playbook delle minaccia terrorista è sterminato.

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