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Tremano anche i bersaniani. Indagato l'uomo di Rossi

Lo storico braccio destro del presidente toscano nei guai per un'inchiesta sulla corruzione nella sanità

Tremano anche i bersaniani. Indagato l'uomo di Rossi

La sanità toscana fa di nuovo tremare i bersaniani. La Procura di Pisa ha infatti indagato Ledo Gori, 62enne di Pontedera, il capo di gabinetto del governatore Enrico Rossi, l'anti renziano per eccellenza, confluito nelle file di Articolo 1 dopo le rotture interne al Pd. Con il braccio destro del delfino del Granducato sono finiti, sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di Finanza, che ha operato attraverso il comando provinciale delle Fiamme gialle di Pisa, anche il direttore sanitario dell'Asl Toscana Nord Ovest Mauro Maccari e lo psichiatra della Asl Alfredo Sbrana.

L'ipotesi di reato è quella di corruzione. Il contesto è quello delle elezioni regionali del 31 maggio 2015. Secondo le accuse fu creato un concorso ad hoc per un posto di dirigente della sanità, quello di primario, per intenderci. In cambio dell'assegnazione dell'incarico si sarebbero richiesti voti per il Partito democratico.

Secondo quanto riportato nelle carte della Procura, fu Maccari e redigere il bando di concorso a favore di Sbrana, mentre Gori, l'eminenza grigia alle spalle di Rossi, fece da trait d'union tra la politica, l'ambiente sanitario e il territorio. Nelle intercettazioni, operate dagli uomini della Guardia di finanza, risulta espressamente che si chiede «per chi si deve votare». Nessuno scambio di soldi, quindi, ma favori in cambio di consensi. Un reato punito dalla legge e per cui i tre indagati, così come altri dirigenti della Asl pisana e amministratori della Valdera, sono stati già interrogati per l'indagine coordinata dal sostituto procuratore Flavia Alemi. Ciò che ne è venuto fuori è che in molti sapevano della consuetudine di chiedere voti in cambio di servigi. Una «prassi tutta toscana» di portare a casa qualche poltrona in più in Regione.

D'altronde la sanità, quella che da Rossi è stata sempre definita «il fiore all'occhiello» dell'amministrazione di centrosinistra, ai bersaniani aveva già portato non pochi guai. Basti pensare che lo stesso governatore fu indagato, alcuni anni fa, per la voragine da centinaia di milioni di euro nei bilanci della Asl di Massa.

Il procuratore di Pisa, Alessandro Crini, ha comunque rassicurato riguardo all'estraneità «del presidente della Regione» nei fatti che riguardano, invece, il suo braccio destro.

Sulla questione è intervenuto il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale e vice presidente della commissione Sanità, Stefano Mugnai: «Il fatto di essere graniticamente garantisti - spiega - non ci impedisce di pretendere da Rossi un chiarimento puntuale sulle vicende di corruzione nella sua sanità su cui sta indagando la procura di Pisa». E prosegue: «Per dar modo al governatore di definire i contorni della vicenda, presentiamo un'interrogazione in risposta alla quale potrà esprimersi in merito in forma scritta. Certo è che se l'inchiesta dovesse confermare le accuse, allora si avrebbe la rappresentazione plastica di quanto abbiamo sempre denunciato quando parlavamo di una sanità toscana che serviva per produrre consenso attraverso pratiche clientelari, di una sanità qui più che altrove asservita a logiche politiche».

Una domanda a cui dovrà essere lo stesso governatore a dare risposta.

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