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Abusivismo edilizio La ruspa Pd mette la retro

Abusivismo edilizio La  ruspa Pd mette la retro

Roma - Le fibrillazioni della maggioranza, causati dai malesseri di Mdp e della sinistra interna del Pd, mieteranno probabilmente un'altra vittima a livello legislativo. Si tratta del ddl contro l'abusivismo edilizio a prima firma del senatore verdiniano Ciro Falanga. Oggi è prevista l'approdo in Aula a Montecitorio per l'ultima lettura, ma è ormai quasi scontato che prenda la parola un esponente della maggioranza, quasi certamente il relatore Marco Di Lello (Pd) o il presidente della commissione Ambiente Realacci, per chiedere un «supplemento di riflessione», con il ritorno in commissione per la sua sostanziale «sepoltura».

Sulla carta il provvedimento avrebbe i numeri per essere approvato considerato che a Montecitorio avrebbe voto favorevole da parte del Pd, di Ala-Sc e anche di Forza Italia, ma la campagna mediatica scatenata da Mdp e da Sinistra italiana ha indotto molti dem a tornare sui propri passi. Giulio Marcon (Si) l'ha definito ancora ieri «un condono mascherato», mentre sia il Wwf che il coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli, hanno definito la proposta di legge «dannosa».

Il terremoto di Ischia di agosto ha, infatti, riportato in auge l'ambientalismo talebano di sinistra e, con l'avvicinarsi delle elezioni, il Pd di Renzi non vuole farsi scavalcare su un tema di cui spesso ha fatto demagogicamente una bandiera. Anche tenuto conto del doppio binario seguito dai grillini che ufficialmente hanno bollato la proposta di legge come un atto «che distrugge il Paese», ma che con il candidato governatore siculo Cancelleri hanno strizzato l'occhio all'«abusivismo di necessità».

Una circostanza, quest'ultima di cui sembrava tener conto il ddl Falanga. Il testo attribuisce al procuratore della Repubblica il compito di determinare i criteri di priorità per l'esecuzione degli ordini di demolizione delle opere abusive. La priorità deve essere attribuita agli immobili in corso di costruzione o comunque non ancora ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado e agli immobili non stabilmente abitati.

Il pm deve considerare innanzitutto gli immobili di rilevante impatto ambientale o costruiti su area demaniale o su area soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico, sismico, idrogeologico e archeologico.

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