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La Ue bacchetta Londra: la trattativa è ferma

Juncker: l'accordo sulle condizioni economiche è lontano. Lunedì riprendono i colloqui

La Ue bacchetta Londra: la trattativa è ferma

L'Unione europea adotta la linea dura con la Gran Bretagna e i negoziati sulla Brexit rischiano di andare in stallo dopo che il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha affermato che non ci sono stati «progressi sufficienti» per riprendere le trattative. «La posizione dell'Ue a 27 è questa: innanzitutto è necessario un accordo sulle condizioni sulle condizioni di divorzio e poi si vedrà se potremo vivere felicemente vicini. Il discorso di Theresa May a Firenze ha aggiunto Juncker non può essere una base negoziale e rimane ancora molto da fare». Riguardo poi al conto che Londra dovrebbe pagare per lasciare l'Ue, il presidente della Commissione ha ricordato che la «May e i negoziatori britannici hanno riconosciuto che ci sono degli obblighi, ma il diavolo è nel dettaglio».

Bruxelles, insomma, non sembra disposta a fare concessioni al governo del premier Theresa May, che oggi è attesa al congresso dei Tories per un importante discorso. Ieri l'Europarlamento, con una risoluzione, ha ribadito le linee rosse sui diritti dei cittadini e sugli obblighi finanziari del Regno Unito e dell'Irlanda, chiedendo di rinviare dopo ottobre i negoziati sulla futura partnership fra Ue e Gran Bretagna e il periodo transitorio. Londra è ancora lontana dalle tre priorità sull'accordo per lasciare l'Unione e il coordinatore dell'Europarlamento per la Brexit, Guy Verhofstadt, ha detto in aula di essere «molto preoccupato, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei cittadini». Ci sono ancora «divergenze serie, in particolare sull'accordo finanziario» ha detto dal canto suo il capo negoziatore Ue Michel Barnier a Strasburgo. «I contribuenti dei 27 Stati membri dell'Ue non devono pagare le conseguenze di una decisione». Secondo Barnier, non c'è intesa neppure sugli «strumenti per garantire i diritti dei cittadini, in particolare la giurisdizione della Corte europea di giustizia sul Regno Unito. «Abbiamo poco tempo fra oggi e ottobre-novembre 2018 per arrivare a questo trattato sulla Brexit, sul divorzio e il ritiro ordinato e a un eventuale periodo di transizione, ha spiegato il capo negoziatore.

Dopo i segnali di distensione della scorsa settimana, però, il ministro britannico per la Brexit, David Davis, ha rialzato i toni: «Se i risultati del negoziato saranno inferiori a quello di cui la Gran Bretagna ha bisogno, saremo pronti a un'alternativa». Davis ha evocato un «piano di contingenza» per essere pronti a «qualsiasi esito». C'è comunque grande attesa per il discorso di oggi della May e Bruxelles si aspetta dal premier britannico «ulteriore chiarezza», anche se le parole non basteranno. La giornata chiave sarà lunedì, quando Davis tornerà a Bruxelles per il quinto round di negoziati, dove è atteso con una proposta concreta sull'impegno finanziario britannico (valutato dall'Ue fra 60 e 100 miliardi di euro).

Ma il conto della Brexit potrebbe salire ancora.

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