Cultura e Spettacoli

Il leone liberal Weinstein? «Molestava le attrici»

Il produttore di Hollywood accusato da colleghe e dive, come Ashley Judd: «Abusi da 30 anni»

Eleonora Barbieri

Il copione era sempre più o meno lo stesso: una suite in un hotel di lusso, un incontro di lavoro, una giovane e bella attrice o impiegata che tentava di molestare. I trent'anni di accuse di sexual harassment di Harvey Weinstein sono stati svelati dal New York Times in una lunga inchiesta, che ha messo in crisi il mito di uno dei produttori più potenti di Hollywood, uno dei «leoni liberali» (definizione del quotidiano) d'America, grande finanziatore democratico, creatore della Miramax prima e poi della Weinstein Company, con il fratello Bob. Così in crisi che Weinstein, 65 anni, è stato costretto ad annunciare una «pausa», una autosospensione dalla sua stessa azienda, per cercare di rimediare. Ad accusarlo, l'attrice Ashley Judd, che ha raccontato un incontro poco gradevole in un hotel di Los Angeles, una ventina di anni fa: invitata per una «colazione di lavoro», le fu chiesto di salire nella suite di Weinstein; e lì trovò il produttore in accappatoio, che le chiese se poteva farle un massaggio o, in alternativa, se volesse guardarlo mentre lui si faceva la doccia. «Gli ho detto di no, in molti modi, molte volte, e di nuovo tornava sempre a farmi altre richieste... Era una contrattazione continua, coercitiva».

Così è andata a molte altre - almeno altre sei secondo l'inchiesta - tutte in alberghi, da New York a Los Angeles a Londra. Il quotidiano ha trovato documenti che attestano almeno otto patteggiamenti con altrettante donne - sempre per gli stessi motivi - nel corso degli ultimi trent'anni. Di fronte alle accuse durissime del New York Times, Weinstein ha risposto con questa dichiarazione: «Ho capito che il modo in cui mi sono comportato con le colleghe in passato ha causato molto dolore, e mi scuso sinceramente per questo. Anche se sto cercando di migliorare, so che la strada sarà lunga». Strada che comporta una terapia, una «pausa» dai vertici della (sua) azienda e stuoli di avvocati, ovviamente; come Lisa Bloom, la quale ha spiegato che il suo cliente «nega molte delle accuse come palesemente false».

In questi anni, Weinstein è stato il produttore di film culto come Pulp Fiction, Shakespeare in Love, Genio ribelle, Kill Bill, Il Signore degli anelli, la serie degli Scary Movie, Il discorso del re... Ma anche di The Hunting Ground, un documentario sulle aggressioni sessuali nei campus americani. E ha partecipato alla marcia delle donne all'ultimo Sundance Film Festival, ha sostenuto Hillary Clinton, ha preso in stage Malia, figlia di Obama... Che cosa diranno i registi e gli attori liberal d'Oltreoceano? Vorranno ancora lavorare con lui? Resta da vedere. Anche se, sottolinea l'inchiesta, i vertici dell'azienda sapevano da tempo (anche se vigeva un «codice del silenzio», per contratto), sollecitati da vari report interni di colleghe, molestate oppure testimoni di molestie.

Sempre col solito plot.

Commenti