Cultura e Spettacoli

"Arriva il mio 'Natale da chef', ma prima vado in tribunale"

In attesa del cinepanettone, il comico e De Sica litigano con De Laurentiis: "Ci sfrutta senza chiederci permesso"

"Arriva il mio 'Natale da chef', ma prima vado in tribunale"

Il bicchiere mezzo pieno: a settant'anni, Massimo Boldi interpreta il cinepanettone Natale da chef, farsa di Neri Parenti dove lui, il pessimo cuoco Gualtiero Saporito, avvelena i grandi della terra al G7, con trionfo sadico dello spettatore, che vedrà Donald Trump contendere il Wc ad Angela Merkel e a Paolo Gentiloni, in preda al mal di pancia, mentre Justin Trudeau rantola sulla guida rossa. Il sentimento nazionale anticasta sposa il tema della cucina modaiola, in mano agli incompetenti. E si ride, si sfotte, si recita in dialetto. Ma il bicchiere è pure mezzo vuoto: il cinema italiano è ulteriormente immiserito da una guerra di tutti contro tutti, proprio a Natale, quando si dovrebbe essere più buoni. Il 14 dicembre usciranno contemporaneamente Natale da chef (con Medusa); Poveri, ma ricchissimi (con Warner) di Fausto Brizzi, con Christian De Sica, ex-partner storico di Boldi in tanti film natalizi e Super vacanze di Natale (con Universal), mischione a costo zero di 35 anni di commedie natalizie. Un film di montaggio di 90 minuti, dove De Sica e Boldi la fanno da padroni, visto che dal 2005 hanno prodotto svariati film sotto il marchio Filmauro di Aurelio De Laurentiis. Il quale potrebbe puntare sulla nostalgia canaglia con «il meglio di»: operazione interessante, oppure no, visto che undici anni di crisi hanno reso lo spettatore medio più diffidente e avvertito. La sfida è aperta. E Zalone, il castigamatti? Tocca pazientare fino al 2019.

Nelle more, Massimo Boldi e Christian De Sica tornano amici via WhatsApp. Dove scambiano pareri su come far pagare a De Laurentiis i diritti di sfruttamento della loro immagine, che campeggia nel riassunto pop messo sotto l'abete. Insomma: è guerra tra poveri, laddove il nemico del mio nemico è mio amico.

Quest'anno c'è un paradosso: De Sica e Boldi contro Boldi - De Sica, a Natale. Che cosa succede?

«Nel nostro cinema esistono lobby, dove prevale il criterio di annientare il nemico. Il governo non ci mette buona volontà, come accade in Francia. E il pubblico vorrebbe andare al cinema, ma esige garanzie. Un film comico di Natale, se non fa ridere, non è né comico, né di Natale. Mi sono staccato da Christian perché volevo raccontare storie non natalizie. Ora l'ho ritrovato: i nostri rispettivi avvocati si battono per le royalties sullo sfruttamento della nostra immagine in Super Vacanze di Natale: noi non siamo stati interpellati, infatti. Vorremo vedere questo film di montaggio, ma De Laurentiis ce lo nega: afferma d'avere un'esclusiva totale sulla nostra immagine».

Qual è la storia di Natale da chef?

«Una storia attuale: c'è una gara tra chef, che lottano per aggiudicarsi l'appalto per il pranzo del G7. Come nel film I soliti ignoti, dove chi voleva fare una rapina, finisce a mangiare pasta e fagioli per troppa incompetenza, così qui gli chef sono veri disastri. Morale: meglio mangiare semplici spaghetti al pomodoro. Poi, affiorano paradossi da cartone animato: il sommelier, interpretato da Biagio Izzo, è un astemio che sviene all'odore del vino e la pasticciera incapace, qui Rocio Morales, di mestiere fa la bambola che esce dalle torte, ma non sa nulla di pasticceria».

Il boom delle «cucine da incubo» ha sopraffatto la semplice cucina di qualità, di moda prima dei cosiddetti «piatti grafici»?

«Odio i piatti grafici e gli antipasti che levano appetito! Negli anni Cinquanta, ai tempi del gastronomo Luigi Veronelli, la tivù trattava il tema della cucina in modo delicato e profondo. Nel 1980 in tv facevo lo sketch Sono contrario alla pentola a pressione perché non si vede la cottura: ho voluto risalire a quelle origini per tessere l'elogio della semplicità in cucina: pasta al burro e cotoletta, l'ideale».

A settant'anni suonati, come trova l'energia per cimentarsi col genere comico?

«Me la danno gli adolescenti, che mi fermano per strada, recitando a memoria le mie battute. Con YouTube, i più giovani sono esperti del mio cinema: evidentemente trovano che la mia comicità sia trasversale. Non sono mai stato un latin-lover, ma un comico sì. E qui mescolo due grandi filoni: il ritorno alla semplicità e l'odio per i politici».

Cuochi che avvelenano, politici che non sanno governare: è l'epoca dell'inconsistenza?

«Mi chiedo: cos'è successo negli ultimi 50 anni? Il 900 è stato un secolo straordinario, ma il nuovo millennio ha sradicato le tradizioni. Ho un nipotino di un anno e mezzo e un altro di 15 e non so se vivranno meglio, o peggio di noi.

Sono certo, però, che una bella risata, sana e pulita, rimarrà».

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