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Uniti dalla Cina, divisi da San Siro

Inter-Milan è sfida su tutti i fronti: dagli spettatori al mercato, allo stadio del futuro

Uniti dalla Cina, divisi da San Siro

Così lontani, così vicini. Non è tanto una questione di punti in classifica, tra Inter e Milan. Anche se pesano le sette lunghezze che le divideranno domenica sera all'ingresso in campo per il derby della Madonnina. Ma è una stracittadina a tutto campo, che dura 365 giorni all'anno con la partita che rimane l'essenza della rivalità tra due società che però si fronteggiano in ogni settore.

A partire dalla serrata dialettica a suon di presenze allo stadio per rivendicare il dominio di San Siro piazzando a turno la propria bandiera. L'Inter nei tre match finora disputati ha abbattuto sempre il muro delle cinquantamila presenze, mentre il Milan si è sempre fermato un filo sotto facendo il botto con la Roma (61mila).

Riportare la gente allo stadio è stata una delle mission dichiarate fin da subito da Suning e lo è anche della nuova proprietà cinese rossonera. Il mercato faraonico ha portato allo stadio la clamorosa folla di 67mila persone per il preliminare di Europa League di inizio agosto e ha fatto schizzare gli abbonamenti con 31mila tessere vendute (numeri simili ma non ufficiali per l'Inter), un più 89% rispetto al deserto della travagliata stagione del closing. Si viaggia a medie superiori ai cinquantamila spettatori a partita sulle due rive del Naviglio: un botteghino d'altri tempi per le milanesi. E il cassiere nerazzurro si sta già fregando le mani per domenica sera: 78mila biglietti per un incasso da record di 4,5 milioni di euro.

Ma la corsa ai tifosi non finisce a San Siro, anzi è la grande sfida che Inter e Milan hanno lanciato sul mercato asiatico: emblematiche le foto a turno di centinaia di fan dagli occhi a mandorla a fare da corollario alle rispettive tournée. La Cina è una delle chiavi per aumentare il fatturato e portare i bilanci ai livelli dei grandi club europei. L'ad dell'Inter Antonello ha appena annunciato l'imminente apertura di una sede a Shanghai, il Milan invece ha scelto Pechino dove venerdì una delegazione commerciale presenterà Milan China.

A fare da sfondo c'è il Congresso del Partito Comunista fissato tre giorni dopo il derby. Smentite black list e simili sul fronte nerazzurro c'è comunque attesa per capire le mosse future del governo cinese. Per quanto riguarda i rossoneri, Pechino sarebbe pronta a richiamare i finanziatori cinesi di Li Yonghong per rientrare dell'investimento fatto. Ma la vera svolta è attesa a gennaio quando si capirà davvero se ci sono nuovi capitali pronti a supportare il Milan.

E se la Cina avvicina i due club, San Siro li allontana. Nonostante il recente incontro con il Comune di Milano abbia di fatto tracciato una linea comune per l'imminente futuro. Inter e Milan progetteranno insieme il restyling in particolare del terzo anello con un incremento dell'area hospitality. Ma sembra che i rossoneri non abbiano abbandonato del tutto anche l'idea di uno stadio di proprietà, d'altra parte lo stesso Fassone alla Juventus curò in prima persona il progetto dello Stadium.

Stadio che ovviamente fa rima con conti. L'Inter chiude il consuntivo con un rosso di trenta milioni, il Milan farà slittare l'assemblea dei soci a novembre per l'approvazione di un bilancio semestrale che dovrebbe far segnare un meno 25 milioni. Fassone a fine agosto aveva detto: «L'Inter ha un debito due volte e mezzo il nostro». L'ad Antonello ha replicato: «Noi siamo abituati a guardare in casa nostra». È il derby, bellezza.

Tra cinesi che non si sono ancora conosciuti perché Li Yonghong, la cui presenza per ora non è annunciata domenica sera, e la famiglia Zhang non si sono ancora incontrati all'ombra della Madonnina. Come si dirà in cinese: così lontani, così vicini?

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