Cronache

Viaggio a Craco, la città invisibile

Bisogna avventurarsi nell’entroterra della Basilicata per trovare uno dei borghi più affascinanti d’Italia

Viaggio a Craco, la città invisibile

Bisogna avventurarsi nell’entroterra della Basilicata per trovare uno dei borghi più affascinanti d’Italia. Craco si trova a 50 chilometri da Matera circondato da un paesaggio collinare che ha sapore di misticismo e preistoria. Dopo l’ultima di una serie infinita di curve che affettano la steppa lucana si erge - ancora dignitosa - la torre dell’antico agglomerato, barriera protettiva di un borgo arroccato su una collina troppo fragile per sostenerlo. Oggi, infatti, Craco c’è ma non esiste. E’ un paese fantasma. Costruita su una collina d’argilla, la cittadina è stata teatro di decine di smottamenti e dissesti, tanto che nel corso dei secoli i suoi abitanti hanno dovuto abituarsi a convivere con i disastri naturali, adattando la propria vita alle mutazioni genetiche preferite dalla natura. Così fino al XX secolo pareti oblique, pavimenti scoscesi e soffitti irregolari erano i «segni particolari» della carta d’identità delle abitazioni crachesi. Il colpo di grazia, però, fu sferrato nel 1963, quando perdite delle reti idriche sciolsero letteralmente la base argillosa. Le strade si spezzarono, le case vennero giù; fu il canto del cigno che causò l’esodo progressivo dalla cittadina. Tra gli anni sessanta e gli anni ottanta i residenti vengono spostati a valle, lontano da pericoli di dissesto, grazie alla realizzazione di case popolari per gli sfollati. Nasce la città nuova, spoglia di storia e tradizione ma soprattutto priva di quell’antico sapore rurale tipico dell’Italia meridionale. (Guarda qui il video)

Il cuore dei crachesi rimane lassù, in cima, dove il borgo in rovina ancora oggi accoglie i visitatori in maniera maestosa, schiaffeggiato da un vento teso tra i 40 e i 50 chilometri orari e circondato da immense spianate di uliveti. Il primo sguardo al borgo fantasma rimanda immediatamente alle ambientazioni storiche ed epiche della cinematografia cult. Immersa nel vuoto - e ancora attorniata da muri crepati e strade spezzate come burro - non a caso Craco è stata scelta da molti registi come location per i loro film. Sarà per questo che da Mel Gibson, che decise di usare lo sfondo del borgo per la scena dell’impiccagione di Giuda ne «La passione di Cristo» a Francesco Rosi in «Cristo si è fermato a Eboli», sono decine i registi che si sono innamorati del borgo pericolante. Tanto da aver spinto l’amministrazione comunale a pensare ad un vero e proprio percorso di valorizzazione come parco museale e ad una regolamentazione per l’uso delle immagini che si riferiscono al borgo. E oggi un tour nella Craco antica è un vero e proprio ritorno al passato, tra secoli di storia e istantanee delle tradizioni rurali del novecento. Le insegne delle strade sono ancora affisse ai muri esterni dei palazzi e dalle case scartavetrate con i balconi pericolanti si può curiosare all’interno delle singole stanze. Perfino gli odori tra i vicoli del borgo sembrano diversi.

All’interno di alcune case si trovano persino bicchieri, fusti di vino ed elettrodomestici risalenti ad oltre trenta anni fa, testimonianze della vita quotidiana delle ultime famiglie che avevano deciso di rimanere lì.

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