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"C'è un assalitore sessuale". Hillary e la gaffe clamorosa: attacca Trump, colpisce Bill

L'ex first lady si scaglia contro «il delinquente dello Studio Ovale». E tutti, subito, pensano a suo marito

"C'è un assalitore sessuale". Hillary e la gaffe clamorosa: attacca Trump, colpisce Bill

Hillary Clinton avrà perso le elezioni, ma promette di diventare un personaggio da commedia. Solo un commediografo potrebbe immaginare una «gag» in cui Hillary - moglie di uno «sciupastagiste» seriale come Bill Clinton - e assidua quanto distratta beneficiaria delle donazioni elargitegli dal sessuomane Harvey Weinstein - usi il caso dell'ex amico e mecenate per far ricadere l'accusa di «delinquente sessuale» sulla testa dell'attuale presidente Donald Trump. Ma non è commedia. È cronaca. E a raccontarla ci pensano le telecamere della Bbc. Al centro dell'intervista all'ex first lady dovrebbe esserci How it Happened (Com'è successo), il libro scritto dalla Clinton per illustrare la bruciante sconfitta dello scorso novembre.

In verità a spiegare «Com'è successo» non servirebbero centinaia di pagine. Basterebbero le confuse dichiarazioni dell'autrice. Le stranite verità di Hillary iniziano a prender forma non appena il giornalista Andrew Marr le chiede un punto di vista sulle accuse all'ex amico e benefattore Harvey Weinstein. «Quel genere di comportamento non può venir tollerato in nessun caso, sia che avvenga nel mondo dello spettacolo, sia che avvenga in quello della politica» spiega compunta l'ex candidata. A quel punto intervistatore e telespettatori tirano il fiato. Hillary sta per regolare i conti con il marito? Sta per raccontare quel che non ha mai osato dire del suo consorte e dei giochi di scrivania con Monica Lewinsky? Macché! Per Hillary il vero problema dell'ufficio ribattezzato a suo tempo «Studio Orale» non è Bill, ma il suo attuale inquilino. «Dopotutto nello Studio Ovale abbiamo uno che ammette di essere un assalitore sessuale» spiega Hillary davanti ad uno studio impietrito. Il riferimento sono ovviamente le battutacce di un Donald Trump d'annata, riesumate dai sostenitori della Clinton durante la campagna elettorale. Battute in cui Trump si vanta di poter usare il suo ruolo di personaggio famoso per fare alle donne qualsiasi porcata, compreso «prenderle per la ...».

Semplici parole pronunciate nel lontano 2005. Parole che qualsiasi persona di buon senso giudicherebbe assai meno probanti delle macchie organiche rimaste sul vestito della Lewinsky. E assai meno «ficcanti» dell'astuccio di sigaro usato in altre occasioni da quel giocherellone di Bill. Eppure quando lo stupito intervistatore prova a ricordare alla signora Clinton le vicende del torrido sexgate andato in scena per tutto il 1998 e il 1999, quindi solo sei o sette anni prima delle sparate di Trump, apriti cielo. Per la sdegnata Hillary quelle macchie, quell'astuccio di sigaro, quelle nove volte con Monica e le chissà quante con Paula Jones e altre accusatrici son acqua passata. «Tutto questo è già stato discusso, tutto questo spiega compassata l'ex first lady liquidando le accuse al suo maritino - è stato oggetto di una ampia inchiesta alla fine degli anni Novanta al termine della quale sono state tirate delle conclusioni. Tutto questo appartiene chiaramente al passato».

Insomma per l'imperturbabile ex first lady, ex segretario di Stato ed ex candidata presidenziale le marachelle sessuali di Bill sono tutte da dimenticare perché ormai sorpassate. Le battute puramente verbali, appena più recenti e mai seguite da fatti concreti pronunciate da Trump, bastano invece a trasformare l'attuale presidente in una specie di vergognoso stupratore seriale.

Con buona pace di chi s'illude che la verità sia sempre e soltanto una sola.

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