Salute

BASTA UN POCO DI ZUCCHERO... Il placebo che cura insonnia e mal d'amore

Maria Sorbi

Altro che farmaci, calmanti e terapie. A volte basta un po' di zucchero per sentirsi meglio. E non è una semplice consolazione in stile Mary Poppins. È l'effetto placebo, la «medicina che non c'è» ma che ha poteri curativi straordinari. A quanto pare è in grado di alleviare anche stess e mal d'amore, come se fosse una bugia a fin di bene. A dimostrarlo sono i ricercatori della University of Colorado di Boulder, che hanno applicato il metodo della cura «immaginaria» anche alla sfera dei sentimenti. Gli scienziati hanno somministrato a 40 volontari, reduci da una relazione finita da poco, del semplice spray nasale ma ad alcuni lo hanno presentato come «un potente analgesico in grado di ridurre il dolore emotivo». Ebbene, gli effetti ci sono stati eccome. Non solo nella percezione dei volontari, che hanno riferito di sentire il cuore più leggero, ma anche nelle risonanze magnetiche per immagini fatte al cervello per analizzare le reazioni. «Le aspettative positive possono influenzare l'attività della corteccia prefrontale, che di conseguenza influenza i sistemi cerebrali per produrre sostante oppioidi o risposte alla dopamina, sostanza associata alla sensazione di ricompensa e nella regolazione dell'umore» scrivono gli scienziati nella loro relazione.

BASTA CREDERCI

Ma gli effetti del placebo non finiscono qui. Uno studio dell'università di Harvard negli Stati Uniti e dell'università di Basilea in Svizzera ha dimostrato che «le pillole di zucchero» fanno effetto anche quando il paziente sa che si tratta di un farmaco fittizio. E questo ribalta totalmente ciò che si è sempre creduto sul placebo, catalogandolo come una sorta di tacito inganno. C'è un'unica condizione: al paziente bisogna raccontare che quella pastiglia, seppur priva di principi attivi, ha effetto grazie alla suggestione e che quindi porterà comunque dei benefici. E funziona. La nostra mente «ci casca» anche quando il trucco è conclamato.

«Il placebo - spiega Enrico Zanalda, segretario della società italiana degli psichiatri - di fatto allena il nostro cervello e attiva un reale meccanismo curativo nel nostro organismo. Tuttavia per il paziente è fondamentale la presenza di un'équipe medica che lo affianchi e lo supporti. Il solo fatto di sapere che qualcuno si sta prendendo cura di lui, aiuta a ottenere effetti positivi. Ovviamente, in campo psichiatrico, non parlo delle patologie più gravi ma dei casi di ansia o delle depressioni lievi». Tutto ciò che ha a che fare con la psicoterapia trova un grande supporto nell'effetto placebo che arriva a rappresentare il 30% degli effetti positivi.

LA FORZA DELL'AUTOCURA

Il placebo può avere effetti significativi sui dolori fisici, compresi quelli cronici, la sindrome dell'intestino irritabile, l'emicrania episodica e la rinite. Aiuta la concentrazione, consolida i ricordi, mantiene giovani e aiuta a combattere i chili di troppo. Non solo, simula alla perfezione un sonnifero escludendone gli effetti collaterali. Di fatto, credere di aver dormito bene fa sentire come se ci si fosse appena svegliati da un sonno ininterrotto di otto ore. La dimostrazione arriva da uno studio condotto da due psicologhe del Colorado College e pubblicata sul Journal of Experimental Psychology. A un gruppo di studenti le ricercatrici hanno detto di poter misurare la fase Rem del sonno, cioè quella più profonda, cosa in realtà impossibile da fare. I ragazzi a cui è stato riferito che la fase Rem fosse durata a lungo si sono sentiti più riposati, quelli a cui è stato fatto credere fosse durata poco hanno cominciato a sbadigliare. Una suggestione banale ma fondamentale per vari motivi: innanzitutto perché potrebbe aiutare a studiare un'alternativa ai farmaci e ai principi attivi a base chimica. E poi perché sapere di aver dormito ci può inconsciamente stimolare a migliorare le performance della giornata: l'atteggiamento mentale può influenzare gli stati cognitivi in senso sia positivo sia negativo.

Il decalogo dei poteri del placebo sembra infinito. Al dipartimento di neuroscienze «Rita Levi Montalcini» dell'università di Torino, è stato messo a punto un esperimento su alcuni sportivi. È bastato far credere ad alcuni di loro che l'acqua che stavano bevendo fosse una sostanza dopante per renderli più forti e veder migliorare le loro performance sportive. Paradossalmente è come se in laboratorio fosse stato realizzato un «doping da suggestione». Altro discorso è valutare se è etico e legale utilizzare il metodo dell'inganno pre gara per far sentire l'atleta imbattibile.

ADDIO MORFINA

Numerosi esperimenti hanno dimostrato che il placebo fa da supplente anche alla morfina. E questo significa che potrebbe diventare una valida alternativa ai farmaci tossici nelle terapie antidolorifiche e palliative. Una bella sfida per le case farmaceutiche, ipoteticamente chiamate a lanciare sul mercato farmaci a minor contenuto di morfina.

E una nuova frontiera le cure nei reparti e negli hospice, dove potrebbero essere approvati nuovi protocolli terapeutici.

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