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Addio Perani, la prima ala tornante che pagò la Corea

Il Bologna in lutto: morto Perani. Vinse lo scudetto e fu suo allenatore

Addio Perani, la prima ala tornante che pagò la Corea

Un ciuffo di prezzemolo, in memoria di Marino. Marino Perani riposa e si porta appresso quella storia bella, per questi nostri tempi brutti, della dieta ideale prima e dopo una partita di football: prezzemolo, dovunque e comunque. Perani, bergamasco della val Seriana, veniva da Ponte Nossa e, ovviamente, prese a giocare nell'Atalanta, ribadendo la tradizione di famiglia, gli zii, materni e paterni, a calcio avevano giocato, negli anni successivi alla prima guerra mondiale.

Era piccolo di statura, centimetri ideali per il ruolo di ala, veloce, scattante. Con Fuffo Bernardini, il genio di quel Bologna che tremare il mondo faceva e giocava come in paradiso, non andava certo a cena, dietro la sua erre moscia si nascondeva un carattere forte, tenace. Cambiò le sue abitudini di gioco con Luis Carniglia, fu definito ala tornante, participio presente del verbo che stava a significare che il cosiddetto attaccante esterno era chiamato a recuperare, a tornare a dare una mano ai difensori. E Perani, partito come attaccante, seppe, per intelligenza sua e necessità di squadra, adattarsi al nuovo incarico. Lo volle in nazionale Edmondo Fabbri che, quanto a centimetri, era di uguale stazza e si rivedeva in lui anche nel ruolo.

Dunque Perani venne chiamato dalla Patria azzurra nell'amichevole contro la Bulgaria, alla vigilia del mondiale inglese. Vittoria facile, debutto battezzato con un gol. Ma se ne divorò almeno tre contro la Corea e fu la fine, per la squadra azzurra, per lui e per il cittì. Uno scudetto sofferto e meritato nel '64, due coppe Italia, una Mitropa, l'amore mai tradito per Bologna, un libro autobiografico scritto con la penna di Andrea Maurizzi. Fette di vita ormai lontane.

Hanno il profumo del prezzemolo.

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