Cronaca locale

Corso Como addio: troppa droga

In una settimana in cella 12 spacciatori. Commercianti preoccupati

Corso Como addio: troppa droga

Tre mesi fa un giovane italiano è stato aggredito da tre nordafricani a calci, pugni, spranghe e una chiave inglese. A interrompere il pestaggio è stato l'intervento delle forze dell'ordine. Tutto per uno smartphone. Nel decennio '80-'90 in corso Como - tra locali chic, concept store e ristoranti in cui fare la fila era praticamente d'obbligo - aleggiava un'aura di benessere diffuso condito da una certa opulenza. Ora, fino a quando la gente che affolla i bar non si riversa in discoteca tutto sembra immutato: leggenda metropolitana vuole addirittura che durante l'ultima settimana della moda persino una star di prima grandezza come Catherine Zeta-Jones non sia riuscita a trovare un tavolo in un notissimo ristorante. Poi la scena cambia. E la strada viene invasa da personaggi loschi. Che si dedicano, come sempre accade in strade votate al divertimento, allo spaccio, per «arrotondare» con aggressioni e scippi.

Ieri in questura la squadra investigativa del commissariato Garibaldi-Venezia ha spiegato che in una sola settimana tra corso Como e la zona della stazione Centrale ha arrestato 11 persone, tutte originarie del centro Africa, accusate di spaccio, tranne una, finita in manette per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione ai fini spaccio. Solo in corso Como i poliziotti hanno catturato 9 di queste persone a cui ne vanno aggiunte altre tre fermate nella stessa zona dalla squadra mobile. La polizia ha notato che gli spacciatori della zona sono sempre gli stessi: la zona di primo contatto è quella dei giardini vicino a via Capelli dove arrivano i clienti dei locali di corso Como perché sanno di trovare spacciatori marijuana, cocaina e hashish.

Naturalmente i commercianti soffrono enormemente di tutto questo. «Ammetto che le forze dell'ordine controllano la zona con un'attenzione diversa da quella di un tempo e seguendo una strategia di controllo del territorio e di repressione della criminalità decisamente vincente, soprattutto dopo le rapine a donne uscite dai locali - spiega Giuseppe Gissi, vicepresidente della categoria pubblici esercizi di Confcommercio e rappresentante nel distretto urbano del commercio XXV aprile». Chiaramente se un genitore viene a sentire quel che accade in corso Como il figlio evita di mandarlo lì. Mi rendo conto che è come se un ragazzo uscisse da scuola e venisse investito da un'auto: non è colpa della scuola; come non è colpa di Atm se la linea 90/91 è mal frequentata. Insomma noi commercianti non c'entriamo. Purtroppo dove c'è aggregazione, oltre alla richiesta di normali servizi, purtroppo c'è anche richiesta di droga.

E dallo spaccio prendono il via anche altri reati».

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