Cronaca locale

Subaffitto di case Aler con sfratto: 2 indagati

Un'italiana e un egiziano chiedono 2mila euro e poi chiamano la polizia

Paola Fucilieri

Lei, Michelina, un' italiana di 75 anni incensurata, lui, Ahmed un egiziano clandestino e pluri pregiudicato 47enne. No, non è il prologo di una love story moderna seppure decisamente poco convenzionale, piuttosto un sodalizio criminale di bassissimo profilo ambientato in una «location» popolare che fa molto poco noir e portato alla luce dai poliziotti della squadra investigativa del commissariato Porta Genova coordinati dal dirigente Manfredi Fava. I due arrestati, infatti, hanno a lungo diviso equamente i profitti di una serie di subaffitti di appartamenti Aler al Giambellino. E ora sono accusati di truffa all'azienda che gestisce le case popolari a Milano, favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri sul territorio. La donna inoltre è indagata anche per simulazione di reato mentre per l'uomo si profila l'accusa per minacce grave.

Ma vediamo la vicenda nei dettagli. La donna, Michelina C, residente in via Giambellino 64 ma originaria di Bari, andava a dormire dalla figlia a qualche civico di distanza e subaffittava il suo appartamento, avuto in dotazione da Aler all'inizio dell'anno, chiedendo l'affitto in nero per un mese a clandestini a cui faceva pagare diverse mensilità e una caparra, cifre che potevano andare dai 200 ai 2000 euro. A quel punto la furbetta chiamava le forze dell'ordine fingendo un caso di occupazione abusiva e così faceva liberare l'appartamento per subaffittarlo di nuovo in nero e incassare altri soldi. Gli agenti si sono insospettiti ricollegando almeno 5 casi di queste strane occupazioni a cui avevano assistito e hanno ricostruito la dinamica. Inoltre durante uno sgombero hanno trovato una ragazza di 17 anni di cui era stata denunciata la scomparsa e che è stata restituita alla famiglia, quindi una 15enne e un 16enne che era scappato da una comunità di Pavia.

Il ruolo del complice egiziano consisteva nel minacciare gli inquilini del palazzo, sostenendo sempre di avere un coltello in tasca.

E se avessero parlato lo avrebbe usato contro di loro.

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