Economia

Cerberus vuole tutta Alitalia ma avrà bisogno di alleati

Offerta informale tra i 100 e i 400 milioni al di fuori della gara. Serve l'appoggio di uno dei 7 candidati

Paolo Stefanato

Per dichiarare il suo interesse all'acquisto di Alitalia, il fondo americano Cerberus ha scelto le colonne irrituali del Financial Times anziché il burocratico ma ufficiale studio del notaio Atlante di Roma. Questo significa che non si tratta di un'offerta vincolante, ma di un semplice auspicio. Da un punto di vista procedurale, o Cerberus si allea con uno dei 7 candidati che hanno presentato i loro plichi il 16 ottobre, oppure deve aspettare che la gara vada (eventualmente) deserta.

Trattandosi di soggetto extracomunitario, non potrebbe rilevare una quota di maggioranza. Risulta che il fondo abbia attinto alla «data room» di Alitalia, nei termini fissati dal bando, e pare che avesse già segnalato ai commissari che alla scadenza del 16 ottobre (per quanto prorogata) non sarebbe stato in grado di formalizzare un'offerta (e infatti su FT il bando di gara viene definito troppo stretto). Innegabile una certa soddisfazione ai piani alti di Fiumicino, che vedono rientrare nell'ambito della cessione un nome importante, capace di aumentare il potere negoziale, l'unico interessato all'intera compagnia. Nella proposta, anche l'idea di riservare una quota al capitale pubblico e di estendere ai dipendenti (quelli sopravvissuti ai tagli) azionariato e/o profitti.

Cerberus è un fondo speculativo americano fondato nel 1992 e ha una potenza valutata tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. Per acquistare Alitalia vengono immaginati pochi spiccioli: tra i 100 e i 400 milioni di euro per terra e volo, allo scopo di «tenere insieme il business, salvare la compagnia e non scegliere solo gli asset migliori». La sua prassi d'investimento è entrare in aziende in crisi, partecipare al loro risanamento, e uscirne con una plusvalenza. Il nome mitologico Cerberus uno dei mostri a guardia degli inferi, che Dante descrive «con gli occhi vermigli per l'avidità» dà un'idea un po' sinistra di questo fondo che qualcuno ha associato con i comportamenti di un avvoltoio. In realtà i suoi investimenti, per quanto aggressivi, possono rivelarsi anche insuccessi: com'è accaduto anni fa con l'ingresso in Chrysler prima dell'arrivo della Fiat. Bene invece è andata con una compagnia aerea, Air Canada, nella quale Cerberus entrò nel 2004 con 250 milioni di dollari, rilevandone poco meno del 10%; partecipò al risanamento, tagliando un quarto degli addetti, rivedendo stipendi e soprattutto il modello di business, riorganizzato con un più efficace hub-and-spoke. Risultato: in 18 mesi la compagnia è uscita dall'amministrazione controllata, con i debiti scesi da 13 a 5 miliardi.

In Italia il fondo, che tra i suoi supermanager ha anche l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Dan Quayle, è attivo soprattutto nel settore bancario, dove intende rilevare crediti in sofferenza. Ieri Lufthansa ha confermato l'interesse per una «nuova Alitalia» e ha escluso l'ipotesi di un'acquisizione della compagnia allo stato attuale.

«È fuori questione» acquisire Alitalia per come è oggi, ha detto il direttore finanziario Ulrik Svensson.

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