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Scalfari fascista processato dai girotondini

Scalfari fascista processato dai girotondini

Amicus Plato, sed magis amica... Più si è amici della verità, meno amici si hanno. Oggi, Paolo Flores d'Arcais, l'intellighenzia più intransigente della sinistra più giacobina, ne ha perso un altro. Su MicroMega, che dirige con un'inflessibilità pari alla sete di verità, ha regolato i conti con il suo ex compagno filosofico di lotta e di governo, nonché suo direttore quando collaborava a Repubblica. E come lo ha fatto? Pubblicando su MicroMega, online da ieri sera, un breve testo dello studioso Dario Borso (anticipazione di una più ampia ricerca ancora in corso sugli intellettuali sotto il fascismo) che nobilita ulteriormente il pedigree littorio di Scalfari. In sostanza, ecco la scoperta: il futuro Fondatore dell'Espresso e Repubblica iniziò il suo impegno giornalistico fascista ben prima di quanto si è finora creduto: non nella seconda metà del 1942, su Roma fascista. Ma - con maggiore coerenza mussoliniana e assoluta fedeltà alla «battaglia spirituale» del Duce - molti mesi prima, con una serie di articoli (che erano spariti, e ora ritrovati) su Gioventù italica e Conquiste d'Impero. L'articolo del professor Dario Borso riporta gloriosi brani scalfariani dell'epoca. Fascista. Due, però, gli aspetti più interessanti della rivelazione di MicroMega. Primo: gli stralci - qui pubblicati - delle lettere datate 1942 che un perplesso Italo Calvino (che era stato suo compagno di classe) scrive all'amico Eugenio, il quale ha da poco compiuto 18 anni ed è totalmente dedito alla causa fascista (scegliamo una perla fra tante: «Ti conoscevamo come uno disposto a tutto pur di riuscire, ma cominci a fare un po' schifo»). Secondo: il breve corsivo che introduce il pezzo di Borso in cui Paolo Flores d'Arcais fa pelo e controbarba all'imperturbabile Scalfari (difficilmente risponderà): «A Eugenio sono debitore anche sul piano personale, per le occasioni che mi sono state offerte di collaborare alle sue testate, mi sento perciò legato a lui da affetto oltre che da riconoscenza. Ma nella vita democratica la verità storica è un bene più prezioso e irrinunciabile dell'affetto e della riconoscenza». Eccetera eccetera. «Tutti sbagliamo, soprattutto in gioventù, ma la maturità dell'adulto, per non dire dell'anziano, sta nell'ammettere i propri errori, e non per se stesso, ma per le generazioni a venire. Altrimenti a tramandarsi è la finzione». Fine.

Anche della sino a oggi residua reputazione democratica di Scalfari.

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