Cronaca locale

Spaccio, rumori e abuso di alcol Ecco la Milano molesta "by night"

Da corso Como alla Darsena: tutte le zone per i «tiratardi» A piazza Sant'Agostino la maglia nera: disagi 24 ore su 24

Spaccio, rumori e abuso di alcol Ecco la Milano molesta "by night"

Movida, una parola mille significati. Che a Milano si sintetizzano sostanzialmente in due mondi opposti: da una parte chi la vive e l'assapora e dall'altra chi, invece, la subisce, la tollera o addirittura la sopporta appena e suo malgrado.

Le zone dove il fenomeno si sviluppa sono diverse, ma i denominatori comuni ci sono e non si tratta di «rose e fiori»: il rumore, lo spaccio (che si porta inevitabilmente dietro una clientela non proprio à la page ma che comunque consuma), quindi l'abuso di alcool e gli ubriachi, la folla e la musica fino a notte fonda. Il divertimento e il business, però, hanno sempre il sopravvento, come accade per un romanzo mediocre provvisto però di copertina e titolo azzeccati: sarà un successo. Porterà tanti soldi. E una merce rara: il lavoro.

I Navigli, le Colonne e anche l'Arco della Pace sono zone «veterane» delle ordinanze comunali del 2013 che portarono a un faccia a faccia tra Palazzo Marino e l'associazione gestori dei locali che desiderava un orario di chiusura comune per i locali in tutta Milano per impedire assurde migrazioni notturne dalle zone dove si chiude prima a quelle dove si serve da bere fino a tardi. La situazione delle ordinanze invece definisce una movida «a singhiozzo». Al Ticinese, ad esempio, la chiusura dei locali è fissata alle 2, ma all'una i gestori devono sbaraccare i dehors. Sui Navigli, dalla domenica al giovedì si può tenere aperto fino alle 2, venerdì e sabato fino alle 3. In piazza Sempione e dintorni, i dehors devono sbaraccare all'una; i locali chiudono alle 2, con deroghe fino alle 3 in occasioni speciali.

Piazza Sant'Agostino vive un disagio 24 ore su 24: movida di notte e discarica di giorno. Il piazzale - che i residenti definiscono «dimenticato da tutti», cerniera di passaggio tra la Darsena e la Basilica di Sant'Ambrogio - oltre a un parcheggio di 120 posti che si riempie dalle 17 fino a notte fonda, ospita il mercato con il settore orto-frutta e le bancarelle del pesce del più noto mercato Papiniano. Tant'è che a maggio il comitato cittadino ha raccolto 300 firme in calce a una petizione presentata al Comune che promette da sempre di riqualificare il «non luogo».

Discorso a parte per il cosiddetto «quadrilatero gay», tra via Lazzaretto fino a via Castaldi. Al commissariato di zona giurano che i titolari dei locali fanno del loro meglio per tenere pulita la zona dopo le serate di divertimento. Ma chi si lamenta non ha proprio intenzione che l'area, tra un drink e l'altro, diventi una sorta di Castro, il quartiere di San Francisco dove negli anni '70 prese vita il movimento per la difesa dei diritti gay.

Per finire basta ricordare che in corso Como c'è ormai troppa droga. La polizia, appena due settimane fa, ha arrestato 12 spacciatori. Mentre molti «consumatori» non esitano a rapinare i clienti usciti a tarda notte dai locali per rimediare una dose.

La battaglia contro la movida e locali si accende in via Burlamacchi, traversa di corso Lodi. Un gruppo di residenti ha inviato recentemente un'accesa lettera a Palazzo Marino per descrivere la tensione tra chi vive nel quartiere e il popolo della movida che si concentra «per almeno 300 giorni all'anno fino alle tre di notte» davanti ai locali. Per ora nessuno è sceso in piazza.

Per ora.

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