Controcultura

L'America è un «Esperimento» su se stessa

Stefania Vitulli

Sembra facile capire se sei un fallito. Lo senti nelle ossa. Difficile è valutare il successo e il fallimento negli altri, specie se sono i tuoi ex compagni di Università, quelli che avevano grandi sogni nello stesso momento in cui li avevi tu. Entrano in gioco valori morali, ambizione personale, invidia e insicurezza. Tutte pessime bestie da trattare, soprattutto se siamo ancora nel 2009. Di questo parla Esperimento americano di Benjamin Markovits: senza - era ora - tirare in ballo sterili alibi generazionali, racconta di quel gomito di curva in cui devi scegliere se salire, scartando anche l'ultimo brandello di utopia, o restare integro e fallire per sempre e ambienta la storia nell'esatto momento in cui in America le due scelte hanno avuto lo stesso tragico risultato.

L'eroe al bivio e io narrante è Greg Marnier, pezzo di carta a Yale, dieci anni in Europa e ancora nessun carriera. L'antieroe che ha fatto i soldi invece è il suo ex compagno di college Robert James: «Con lui il look non contava molto. Al college lo chiamavamo il dio greco, aveva il viso di una di quelle statue antiche. C'era un che di impersonale in lui. Non si riusciva mai a capire che cosa stesse pensando, e con questo non intendo dire che fosse particolarmente intelligente». Durante la rimpatriata per i dieci anni della laurea, Robert coinvolge Greg in uno dei suoi investimenti: proprietà abbandonate a Detroit da «gentrificare». Quartieri in pessimo stato, «una zona di guerra in piena America» in cui non entrano nemmeno i pompieri, e che però ospitano case grandi e bellissime, disabitate. Tocca trasferirsi là e fare da «massa critica» perché si possa «riqualificare» la zona. Sei mesi dopo, Obama neoeletto ed economia in malora, Greg si licenzia e parte per l'impresa. Ad attenderlo, l'ultimo grande conflitto intestino americano: la maggioranza nera che non vuole essere «rimossa» contro i rapaci colossi dai piedi d'argilla ormai incapaci di gestire la complessità. «La gente vuole cose molto semplici. Un riparo, del cibo e una comunità», reclama Greg a metà del romanzo. «La gente non vuole questo», gli risponde suo fratello Brad. «La gente vuole fare soldi, e farne più del proprio vicino. È così che capisce se è vincente».

A noi spetta decidere chi ha ragione, perché Markovits compie la magia: arriva fino all'ultima pagina senza far mai calare la tensione, senza scadere mai nella cronaca.

E finalmente senza dare alcuna risposta.

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