Politica

La rivincita di De Luca: assolto «l'impresentabile»

Sicilia, il politico Udc ai domiciliari per evasione scagionato da un'altra accusa: «E vado all'Ars»

Valentina Raffa

Il neo deputato dell'Assemblea regionale siciliana Cateno De Luca (Udc) è stato assolto dal tribunale di Messina dall'accusa di abuso d'ufficio «perché il fatto non sussiste», tentativo di concussione e falso in atto pubblico, reati, questi ultimi, per cui è stato dichiarato il non doversi procedere per avvenuta prescrizione. Ed esulta: «Ora vado alla Regione siciliana», ma si trova ai domiciliari dopo l'arresto per una presunta maxi evasione avvenuto lo scorso mercoledì, per cui sarà la magistratura a decidere sul ritorno in libertà.

E a esultare con lui c'erano circa 150 elettori, assiepati dentro e fuori dall'aula. Un autentico tripudio, con tanto di cori da stadio, alla lettura della sentenza di assoluzione della seconda sezione penale di Messina, presieduta da Mario Samperi, a fronte della richiesta da parte del pubblico ministero di 5 anni di reclusione. L'accusa scattò quando De Luca era sindaco di Fiumedinisi, in provincia di Messina. Nel giugno del 2011 fu arrestato perché, secondo gli inquirenti, tra il 2004 e il 2010 stravolse il programma di opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell'occupazione (contratto di quartiere II) per agevolare le imprese edilizie che fanno capo alla sua famiglia. In particolare l'attenzione della procura messinese fu rivolta alla costruzione di un albergo con annesso centro benessere da parte della società «Dioniso», finita anche nella recente inchiesta della Guardia di finanza e dei carabinieri di Messina terminata con l'arresto di De Luca per evasione fiscale, e la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf «Fenapi», oltre all'edificazione di sedici alloggi da parte della coop «Mabel» nella cittadina ionica in cui De Luca era sindaco.

Nella stessa inchiesta scattarono accuse anche per il fratello Tindaro, il funzionario del Comune Pietro D'Anna, il presidente della Commissione edilizia, Benedetto Parisi, e altre quattordici persone, fra cui Carmelo Satta, anche lui ristretto in casa mercoledì scorso con l'accusa di evasione. Ma per i giudici il cosiddetto «sacco» di Fiumedinisi non ci fu.

«In questo tribunale ci sono giudici onesti e altri meno. Ho sempre denunciato il verminaio e continuerò a farlo» commenta De Luca, che si toglie qualche sassolino su Salvini che a suo dire ha detto «falsità» su di lui, rinverdendo il fuoco incrociato all'interno della coalizione.

Il neo deputato siciliano è rientrato a casa accompagnato dai carabinieri pronto a iniziare da capo il quindicesimo processo, stavolta per evasione fiscale. E proprio questa mattina è atteso dinanzi al gip di Messina per l'interrogatorio di garanzia, alla presenza dei suoi legali. Soddisfatto della sentenza è l'avvocato Tommaso Micalizzi, malgrado per due capi di imputazione ci sia stata la prescrizione e non l'assoluzione. Un po' meno l'altro legale, Carlo Taormina, che sottolinea però come per «il reato più importante» il suo assistito sia stato assolto con formula piena.

Il legale è convinto che De Luca uscirà vincente anche da quest'ultima vicenda giudiziaria che lo coinvolge per «una discutibile accusa di evasione» di 1 milione 750mila euro, che è legata a «interpretazioni dell'Agenzia delle entrate» che sarebbero state riviste e corrette a favore di De Luca da alcuni degli altri indagati in questa inchiesta.

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