Economia

Termine di cinque anni per chiedere il rimborso Le istruzioni per l’uso

In arrivo una pioggia di ricorsi: ecco cosa fare per ottenere il rimborso. La guida da seguire

Termine di cinque anni per chiedere il rimborso Le istruzioni per l’uso

Chiaro il principio (si ha diritto a un rimborso se il Comune ha sbagliato a calcolare la tariffa), difficile passare all’incasso. Il caos Tari, con gli importi gonfiati in tante città italiane, ha scatenato già da qualche mese la corsa al rimborso. In campo le associazioni dei consumatori, in particolare il Movimento difesa del cittadino, che nel sito ha messo a disposizione un modello e delle istruzioni.

Occhio a regolamenti e avvisi. Il problema è che ogni Comune fa storia a sé. Importante quindi consultare le norme locali e i singoli avvisi di pagamento, intanto per capire se l’amministrazione della città in cui si paga la tassa l’applica in modo corretto oppure no. Poi, quali sono le modalità per ottenere indietro i soldi. Non è sempre facile capire se la Tari è stata applicata secondo il metodo dichiarato errato dal ministero dell’Economia. Ad esempio nel caso di Milano, l’avviso di pagamento non è di facile lettura, spiega l’associazione dei consumatori. In linea generale va controllato che nella parte dell’avviso che riguarda le pertinenze la quota variabile di Tari applicata risulti pari a zero. La quota variabile deve avere un importo solo per l’abitazione.

Rimborso o compensazione. Una volta accertato l’errore, il contribuente può chiedere al Comune il rimborso, che può anche avvenire con una compensazione. Si sottrae la somma dal pagamento dell’anno successivo. La richiesta va effettuata entro cinque anni. Il Comune ha poi sei mesi di tempo per rispondere. Se non lo fa, vale il principio del silenzio-rifiuto. In sostanza è come se il Comune avesse respinto la richiesta.

Se il comune dice «no»? In caso di rifiuto entro 60 giorni il contribuente può presentare ricorso alla commissione tributaria provinciale. Se la gestione dei rifiuti è esternalizzata l’istanza di rimborso e l’eventuale ricorso vanno presentati alla società e non al Comune. Nelle cronache cittadine ci sono tanti casi di «avvisi pazzi» che riguardano la tariffa sui rifiuti. Colpa della normativa, cambiata più volte nel corso degli anni, ma anche della fame di entrate che hanno le amministrazioni locali.

I rifiuti sono una voce importante dei bilanci cittadini. La risposta all’interrogazione parlamentare del ministero dell’Economia, comporterà una perdita di gettito che i sindaci dovranno compensare

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