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Nel ristorante italiano dei potenti americani: "Aspettiamo Trump"

Cafe Milano aprì nel giorno in cui fu eletto Clinton. Da qui sono passati tutti i presidenti

Nel ristorante italiano dei potenti americani: "Aspettiamo Trump"

Washington - È l'unico posto che nella capitale americana riesce a mettere d'accordo repubblicani e democratici, diplomatici dell'est e dell'ovest, nel nome dello stile e dell'eccellenza italiana. È il Cafe Milano, dove dal 1992 Franco Nuschese, originario di Minori, Salerno, ospita generazioni di politici delle due sponde del Potomac, così come teste coronate, star di Hollywood e dello sport a stelle e strisce.

Il ristorante al numero 3251 di Prospect Street NW, a Georgetown, è considerato l'Ambasciata per eccellenza tra tutte le rappresentanze di Washington. «Il presidente Clinton me lo diceva sempre: sai Franco, gli ambasciatori vanno e vengono, i presidenti vanno e vengono, ma il tuo mandato non scade mai», racconta Nuschese poco prima dell'inizio delle celebrazioni per il 25esimo anniversario, ricordando che la sua creatura ha aperto lo stesso giorno dell'elezione di Bill Clinton alla Casa Bianca, il 3 novembre del 1992. E da allora, lui e la moglie Hillary sono diventati «amici», e clienti abituali. Per una notte, Nuschese ha messo da parte la proverbiale riservatezza, caratteristica per cui è tanto amato dall'élite della capitale, con una festa da oltre mille persone che ha unito politici e celebrità, diplomatici e giornalisti. C'era l'ex campione di basket dell'Nba Michael Jordan, grande amante del locale, e il segretario al Tesoro Steve Mnuchin con la moglie Louise Linton, che si sono appartati nell'angolo vip, intrattenendosi per qualche minuto anche con l'anchor della Cnn, Wolf Blitzer.

«In questi 25 anni qui sono passati tutti i presidenti americani, ora spero venga anche Donald Trump», dice Nuschese, apprezzato per la qualità della cucina, ma pure per l'approccio bipartisan. «Tra i membri dell'attuale amministrazione, Mnuchin e il segretario al Commercio Wilbur Ross sono quelli che vengono più spesso, anche tre, quattro volte la settimana - continua - Il segretario di Stato Rex Tillerson, quando è libero, così come il consigliere economico Gary Cohn. Ivanka e Jared sono clienti abituali».

La figlia di Trump era presente anche la sera prima delle celebrazioni, e ha portato il saluto della famiglia, non potendo partecipare alla festa. Per loro, di solito, Nuschese riserva il tavolo numero 100, collocato strategicamente in sala per vedere tutte le persone che entrano, ma che garantisce la massima sicurezza, perché in quel punto possono posizionarsi gli agenti del Secret Service.

Nel locale continuano a venire anche gli ex dell'amministrazione Obama, come John Kerry e Susan Rice, e la leader dem alla Camera Nancy Pelosi. E proprio al Cafe Milano, nel 2013, l'ex first lady Michelle Obama ha festeggiato il compleanno con il marito Barack. La lista degli ospiti illustri è lunghissima, documentata da numerosi libri di foto e lettere raccolte in un quarto di secolo: teste coronate come il re Hussein di Giordania, star come Jack Nicholson, Sharon Stone, Steve Wonder, Placido Domingo, campioni sportivi come Muhammad Alì. E ancora Sophia Loren, Leonardo di Caprio, Jeff Bezos, Morgan Freemans, Bradley Cooper, Colin Powell, Newt Gingrich, George Lucas e Quincy Jones.

Ma qual è il segreto del successo del Cafe Milano? «La cucina e il servizio sono fondamentali, ma anche far sentire gli ospiti a casa loro, fargli vivere una grande esperienza italiana e un momento di relax», conclude Nuschese, 56enne esempio di self made man, che dopo aver lavorato a Londra e a Las Vegas ha aperto a Georgetown, ed è indicato da alcune riviste tra i personaggi italiani più influenti di Washington.

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