L'appunto

La partita Lazio logora l'alleanza

Un anno e mezzo dopo l'incredibile disastro di un centrodestra che ha preferito l'harakiri piuttosto che sostenere un candidato unitario alle elezioni per il sindaco di Roma, anche la corsa di avvicinamento alle regionali sta prendendo una brutta piega

La partita Lazio logora l'alleanza

Un anno e mezzo dopo l'incredibile disastro di un centrodestra che ha preferito l'harakiri piuttosto che sostenere un candidato unitario alle elezioni per il sindaco di Roma, anche la corsa di avvicinamento alle regionali sta prendendo una brutta piega. Oltre che per le Politiche, infatti, all'inizio del prossimo anno probabilmente lo stesso giorno si voterà per eleggere i governatori di Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise, Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta. Per ovvie ragioni di dimensioni e specificità linguistica le partite che contano sono le prime tre: la Lombardia è più che in discesa, con Roberto Maroni che non dovrebbe fare fatica. Aperte, invece, le altre due: sia in Friuli Venezia Giulia che nel Lazio, infatti, il centrodestra potrebbe giocarsela per ribaltare gli attuali equilibri, ma solo presentando candidati credibili. Se nel primo caso il nome potrebbe essere quello di Massimiliano Fedriga, capogruppo alla Camera della Lega e fedelissimo di Matteo Salvini, per il Lazio invece il centrodestra sembra abbia deciso di ripetere il suicidio del 2016 nella corsa al Campidoglio.

La fuga in avanti di Sergio Pirozzi ha infatti scatenato una rissa molto simile a quella che finì con il passo indietro di Guido Bertolaso. Se è vero che il sindaco di Amatrice è un nome spendibile, non è un dettaglio il fatto che sia altamente divisivo. Ragioni magari banali, ma la politica è fatta anche di questo. Il primo ostacolo, infatti, è che Forza Italia rivendica la titolarità ad indicare il candidato del Lazio dopo che Fdi ha già incassato Nello Musumeci in Sicilia e visto che la Lega porterà certamente a casa la ricandidatura di Maroni e sta spingendo per piazzare Fedriga. Legittimo, insomma, che gli azzurri vogliano esprimere loro un nome e non subirlo. Senza considerare che Pirozzi è spinto dal duo Gianni Alemmano e Francesco Storace, ma ha la sponda anche di Salvini e Giovanni Toti (forse l'azzurro più vicino alla Lega). I primi due non incontrano i favori di Fdi (a cui non dispiacerebbe presentare Fabio Rampelli), i secondi quelli di chi ad Arcore vuole evitare che l'asse della coalizione si sposti troppo verso il fronte cosiddetto sovranista.

Insomma, con il centrodestra al lavoro per presentarsi unito alle Politiche, le elezioni nel Lazio potrebbero diventare una grana esplosiva.

Con il rischio - nel caso di finisse per riproporre lo schema del 2016 a Roma - di compromettere a livello nazionale la credibilità della coalizione e pregiudicare il tentativo di spallata alla giunta guidata da Nicola Zingaretti.

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