Economia

Mps, i pm accusano i manager: 'Usavano scudi e conti offshore'

I procuratori di Milano che indagano su Mps in commissione banche per ricostruire lo scenario che ha portato al crac

Mps, i pm accusano i manager: 'Usavano scudi e conti offshore'

Manager che facevano "la cresta", interessi privati e operazioni infelici. È lo scenario che i pm di Milano che indagano su Montepaschi hanno raccontato alla commissione d'inchiesta sulle banche.

"I processi sono in corso quindi non c'è un accertamento giudiziario definitivo", spiega il sostituto procuratore Giordano Baggio, spiegando che il fascicolo è stato aperto in seguito a "esposti anonimi indirizzati alla Consob nel 2011" e che parlavano di "alcuni manager che sulle operazioni facevano delle creste e avevano un interesse privato".

Il magistrato ha poi aggiunto che nel 2012 è iniziata una collaborazione con la procura di Siena e che l'inchiesta è stata divisa: in Toscana si indagava per truffa, a Milano per frode fiscale commessa sui proventi illeciti. "Nel febbraio del 2013, sia la Procura di Milano che quella di Siena effettuano insieme un sequestro a carico, in parte, dei gestori del broker di Enigma", ricostruisce ancora Baggio, "Era emerso che questi gestori di Enigma avevano dei fondi scudati e che alcuni dirigenti MpS avevano scudato delle somme rilevanti. I colleghi di Siena accerteranno inoltre che proprio i gestori di questo broker, in sostanza, di concerto con MpS, avevano aperto una serie di conti correnti in giurisdizioni offshore, gestiti attraverso San Marino, che erano approdati presso banche di Singapore. Un nome importante era quello di Gianluca Baldassarri, capo dell'area finanza di Mps: era emerso che aveva scudato somme per 17,8 milioni di euro".

Nel 2014, però, non si poteva indagare per corruzione perché "si persegue per querela di parte e si prescrive in sei anni", come ha spiegato il sostituto procuratore Stefano Civardi, rispondendo a una domanda sull'eventuale ipotesi di corruzione nell'ambito dell'acquisto, nel 2008, di Banca Antonveneta da parte di Mps. Si è trattato, ha sottolineato, di un'operazione di acquisto "infelice, a scatola chiusa ed esiziale per la vicenda", ma quanto alla presunta tangente "di fatto elementi specifici non ne sono emersi".

Le operazioni Alexandria e Santorini, invece sono una conseguenza della crisi (e "un modo per occultarla"), ma non la causa del crac.

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