Cronaca locale

Appalti Expo irregolari Comune contro giudici «I soldi? Facevano loro»

Ricorso al Tar dopo la condanna dell'Anac: 12 milioni di euro spesi senza gara pubblica

Appalti Expo irregolari Comune contro giudici «I soldi? Facevano loro»

Chi è il mandante del gigantesco pasticcio dei soldi spesi in Tribunale in nome di Expo, distribuendo appalti sottobanco ai soliti noti legati a Finmeccanica? Il Comune, preso di mira il mese scorso dalla delibera dell'Anac, l'authority anticorruzione di Raffele Cantone, non accetta di restare da solo a rispondere dei milioni di euro investiti fuori da ogni regola in tecnologia informatica, segnaletica, cervelloni segreti, centraline d'ascolto e quant'altro. E con un ricorso al Tar del Lazio, cui chiede di annullare la delibera dell'Anac, Palazzo Marino punta esplicitamente il dito contro i vertici degli uffici giudiziari milanesi. Hanno deciso tutto loro, noi abbiamo eseguito e basta.

La delibera è stata approvata nei giorni scorsi dalla Giunta comunale e segna un punto di svolta nella vicenda originata dagli articoli del Giornale e del blog Giustiziami che a partire dal 2014 hanno denunciato come 12 dei 15 milioni di euro stanziati per ammodernare la giustizia milanese in vista di Expo siano stati spesi senza gara pubblica, aggirando le normative sugli appalti. Finora la difesa di Palazzo Marino era stata affidata ai due dirigenti, Carmelo Maugeri e Nunzio Dragonetti che firmarono gli affidamenti diretti dei lavori. Ora invece a scendere in campo è direttamente la Giunta, che nella delibera di venerdì scarica tutte le responsabilità sui vertici del tribunale, della Procura generale, della Procura e della Corte d'appello. Uno scontro frontale che irrompe nelle relazioni finora assai serene tra la nuova giunta e Palazzo di giustizia. Ma evidentemente la posta in gioco è troppo alta perché il bon ton prevalga: di mezzo non c'è solo il provvedimento dell'Anac ma anche l'inchiesta della Corte dei conti con il rischio di richieste di risarcimento, e il procedimento penale aperto da ben tre Procure (Milano, Brescia e Venezia) dove potrebbe scattare l'accusa di turbativa d'asta.

Nella delibera di Giunta si sottolineano non solo i danni di immagine che il Comune ha ricevuto dal procedimento dell'Anac ma anche la paralisi di fatto in cui in futuro, in casi analoghi, si troverebbe il Comune, stretto tra indicazioni che vengono da fonti autorevoli quali i magistrati e le prassi imposte dall'autorità anticorruzione. Alla domanda cruciale, ovvero se si potesse affidare i lavori direttamente alle aziende in nome della presunta continuità con appalti precedenti, il Comune nemmeno risponde. Ciò che conta è che i fabbisogni, le valutazioni e le scelte operative erano decise dai rappresentanti degli uffici giudiziari d'intesa con il ministero della Giustizia e il Comune si limitava a tradurre in atti amministrativi le indicazioni dei magistrati.

Se qualcuno deve finire nei guai, dicono a Palazzo Marino, non siamo noi.

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