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Il Cavaliere vince in appello Lario gli restituirà 43 milioni

Il tribunale revoca all'ex moglie l'assegno mensile da 1,4 milioni. Berlusconi: «Storia che mi addolora»

Il Cavaliere vince in appello Lario gli restituirà 43 milioni

Quando nel maggio scorso la Cassazione rivoluzionò il diritto agli alimenti per i divorziati, era apparso inevitabile che la nuova linea sarebbe stata applicata anche al divorzio più ricco e raccontato d'Italia: quello tra Silvio Berlusconi e la sua seconda moglie Miriam Bartolini, meglio nota come Veronica Lario. Se un ex coniuge è in grado di cavarsela da sola, aveva detto la Cassazione, non ha diritto a essere mantenuto. E puntualmente ieri la Corte d'appello di Milano traduce in pratica il nuovo orientamento, e per la Lario è una batosta. L'assegno da un milione e 400mila euro al mese che le era stato riconosciuto in primo grado viene azzerato. Non ha più diritto a nulla, d'ora in avanti dovrà bastare a se stessa. E anzi dovrà restituire gli arretrati, circa 43 milioni: «Io li prenderei in lire perché l'euro mi sta molto antipatico», è ieri sera il commento di Berlusconi. Che per il resto dice: «Non ne parlo, è una vicenda che mi amareggia».

«L'attuale condizione non solo di autosufficienza ma di benessere economico della signora Bartolini tale da consentirle un tenore di vita elevatissimo, comporta il venire meno del diritto a percepire un assegno divorzile»: questo è il passaggio finale della sentenza scritta dal giudice Maria Grazia Domanico. A questa conclusione la Corte arriva dopo avere misurato punto per punto i torti e le ragioni addotte dagli avvocati delle due parti, che hanno - con la crudezza inevitabile in queste circostanze - reso noti dettagli privati.

Berlusconi ha fatto presente che negli ultimi tempi la ex moglie ha incassato 26mila euro al giorno di alimenti, che ha liquidi per sedici milioni e gioielli per dieci, e che possiede case a Milano, a Bologna, a Porto Rotondo, a Londra, a New York e in Engadina, che valgono ottanta milioni e da sole basterebbero a farla vivere di rendita. Ma i dettagli più espliciti sul proprio tenore di vita li ha forniti in realtà proprio la Lario, che ha elencato punto per punto i comfort cui era abituata e che chiedeva di poter mantenere: dalle dodici persone di servizio a Macherio, al personal trainer, all'estetista personale, ai venticinque addetti alla sicurezza, ai voli in «massima classe» e in aereo privato, alle crociere ai Caraibi sullo yacht Morning Glory.

Sull'altro piatto la Lario ha posto il suo ruolo nella famiglia: «Ha personalmente allevato i propri tre figli e si è fatta carico del loro accudimento coadiuvata, solo in certi periodi, dalla madre e dalla zia». D'altronde «la signora Bartolini non può svolgere lavoro e non lo ha mai svolto, se non per un breve periodo quando era molto giovane e svolgeva attività di attrice, lavoro che ha interrotto accondiscendendo alla volontà del coniuge».

Decisiva, nella sentenza Berlusconi-Bartolini, è stata la profonda svolta impressa dalla Cassazione nel maggio scorso, che i giudici milanesi fanno propria: garantire il tenore di vita «rischia di ancorare le decisioni a un modello tradizionale di matrimonio e dei rapporti tra coniugi ed ex coniugi che appare superato nella relata sociale attuale». Col divorzio, dicono, si apre una fase nuova per entrambi. Ma qualche peso nella decisione sembra averlo avuto il comportamento della Lario durante il processo: «Sarebbe stato rilevante conoscere quantità e qualità delle spese oggi sostenute da Miriam Bartolini» che «pur sollecitata dalla Corte non ha ritenuto di adempiere a tale suo onere probatorio». La Lario, rimarcano i giudici, non ha neanche voluto dire dove viva oggi.

E comunque quella di non lavorare, scrivono, è stata una sua scelta.

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