Economia

Carige col fiato sospeso Consob congela il titolo nell'attesa di un accordo

C'è l'impegno formale dei soci all'aumento. Ma manca la firma del consorzio di garanzia

Carige col fiato sospeso Consob congela il titolo nell'attesa di un accordo

L'alt è scattato ieri mattina all'inizio della seduta: la Consob ha sospeso il titolo di Carige dalle negoziazioni «fino a quando non sarà ripristinato un corretto quadro informativo» sul destino dell'istituto ligure. Con lo stesso copione seguito con Mps a dicembre dell'anno scorso quando il piano di salvataggio privato del Monte ha cominciato a naufragare e il gioco in Borsa è diventato troppo pericoloso. Nel caso di Siena lo stop è durato dieci mesi. A Genova, chissà.

Perchè giovedì, a valle del cda che avrebbe dovuto fissare i termini della ricapitalizzazione da 560 milioni, la banca ha comunicato che non si sono pienamente realizzate le condizioni per la costituzione del consorzio con le banche (Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays) che avevano stipulato un accordo di pregaranzia. Ovvero di copertura delle quote non sottoscritte. Cosa ha mandato le trattative in stallo? Secondo il socio di controllo, la famiglia Malacalza che possiede il 17,6% di Carige ma a fine ottobre ha chiesto alla Bce il via libera per salire fino al 28%, il consorzio ha aggiunto all'ultimo momento nuove condizioni.

Ieri Mattia Malacalza, ad di Malacalza Investimenti e figlio del patron Vittorio, è comunque corso a Milano per formalizzare l'adesione pro quota. E anche Gabriele Volpi, secondo azionista con il 6%, si è impegnato a salire fino al 9,9%. L'aumento sarebbe così coperto per circa il 30%, considerando le adesioni già firmate da grandi e piccoli soci. Altri 60 milioni arriveranno dalla conversione dei bond senior posseduti da Generali, Unipol e Intesa Vita.

Nel frattempo, l'ad di Carige, Paolo Fiorentino, ha mandato una lettera ai dipendenti della banca assicurando che ci sono «segnali incoraggianti». Secondo i più ottimisti, la firma con il consorzio potrebbe arrivare in queste ore e l'aumento partire entro la metà della prossima settimana.

Fonti del Tesoro hanno assicurato che il ministro Pier Carlo Padoan non teme il rischio di risoluzione per Carige. Sul caso genovese è intervenuto anche il presidente dell'Acri, nonchè regista del fondo Atlante, Giuseppe Guzzetti: «è un problema che va risolto con soluzioni di mercato, non con altri interventi pubblici», ha detto. Lasciando, quindi, intendere che i paracadute aperti per le banche venete e anche per Mps sono finiti.

Di certo, le incertezze sul futuro di Carige complicano anche la partita che sta giocando il Credito Valtellinese in vista dell'aumento di capitale da 700 milioni che dovrà essere approvato dall'assemblea del 19 dicembre. Ieri i titoli del Creval hanno ceduto il 25,2% dopo una seduta passata in asta di volatilità. Borsa Italiana ha comunicato che da lunedì 20 novembre sulle azioni ordinarie non sarà consentita l'immissione di ordini senza limite di prezzo e per l'intera seduta di lunedì la Consob ha vietato le vendite allo scoperto. Il presidente Miro Fiordi non ha escluso possibili aggregazioni dopo aver rafforzato il capitale. Dall'indiziata numero uno, ovvero la Popolare di Sondrio, la porta resta però chiusa: l'istituto ha avviato la due diligence per l'acquisizione di Cassa di Risparmio di Cento e «allo stato attuale non considera l'intervento in altre operazioni bancarie», riporta una nota diffusa ieri dalla popolare lombarda.

A rimbalzare in Borsa ieri è stato, invece, il titolo Mps con un +7,8% a 3,61 euro.

I rappresentanti dei detentori del bond Fresh 2008 del Monte hanno però presentato un esposto al Tribunale di Lussemburgo chiedendo un risarcimento danni da 1 miliardo di euro.

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