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"Ora non si deve abbassare la guardia"

Nessun politico piange la morte del boss: "Tanti segreti sepolti con lui"

"Ora non si deve abbassare la guardia"

Roma - È in circostanze come questa che la misura diventa importante. Come commentare la morte di un nemico dello Stato? Mandante di stragi e omicidi? La linea la indica la moglie di un caduto di mafia, Tina Montinaro, che 25 anni fa a Capaci ha perso il marito. «Riina - spiega - è morto da mafioso. Ma noi non stiamo festeggiando. Non siamo come loro». Subito ribadito dal ministro Andrea Orlando: «Lo Stato deve manifestare quella pietà che la mafia non ha mai avuto». Non si può festeggiare. Si può riflettere, come suggerisce Piero Fassino (Pd): «Ogni volta che una persona muore è giusto un momento di riflessione, che nulla toglie alle responsabilità di cui si è macchiata». E, soprattutto, non si deve abbassare la guardia, come suggeriscono tanti esponenti del mondo politico. Da Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) a Piero Grasso (presidente del Senato) tutti rimarcano il fatto che Riina si porta nella tomba segreti importanti. Anzi, «indicibili». Come sospetta l'ex pm antimafia Antonio Ingroia. «Possono tirare un sospiro di sollievo i tanti che in tutti questi anni hanno sempre temuto che potessero venir fuori dalla bocca di Riina verità indicibili». Insomma è morto il «capo dei capi» ma la mafia è tutt'altro che sconfitta. E lo ribadisce anche Rosi Bindi (Pd), presidente della Commissione parlamentare antimafia. «La fine di Riina - avverte la deputata - non è la fine della mafia siciliana che resta un sistema criminale di altissima pericolosità». «Le mafie in questo Paese - le fa eco Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle - sono ancora forti e si sono infiltrate nell'economia privata e negli enti pubblici». Insomma il solito tormentone grillino, rivestito ad hoc di attualità per la morte dell'ospite del carcere di Parma. Chi invece esce dal coro e alza lo sguardo su altre distorsioni della lotta alla mafia è il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «Sacrosanto non abbassare la guardia nei confronti della mafia ma bisogna anche evitare di creare ingiustamente mostri come il caso Contrada insegna». La prima riflessione, però, in un giorno come questo dovrebbe riguardare le vittime della mafia. E in questo Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (FdI) sembrano parlare con una sola voce. «Il mio pensiero commosso oggi - dice la Meloni - va a Falcone e Borsellino. E al piccolo Giuseppe Di Matteo». «È morto Riina? - commenta Salvini - Non riesco a dire Mi dispiace.

Le lacrime le conservo per le sue vittime».

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